A due anni dalla riforma dei musei il ministro Franceschini più che soddisfatto del bilancio: “Quest'anno – ha detto – supereremo i 50 milioni di visitatori solo nei musei dello Stato”.
Per tanti settori che soffrono, ce n'è uno che forse ha superato le secche della crisi, grazie anche alla riforma dei musei voluta dal ministro Dario Franceschini, che ha realizzato un enorme turnover nei posti chiave della cultura italiana, pescando anche dirigenti dall'estero, scelta che causò non poche polemiche. Eppure, dati alla mano, il ministro rivendica come giusta la sua decisione: “Sono poco più di 2 anni – ha detto – che i 20 direttori, italiani e non italiani, lavorano e hanno cambiato il volto dei loro musei. Sono cresciute le attività scientifiche, i restauri e lo Stato ha investito circa un milione di euro. Quest'anno supereremo i 50 milioni di visitatori e siamo partiti da 38 milioni solo nei musei dello Stato”.
Caso emblematico quello di Pompei, che sembrava destinato al commissariamento: nel 2016 sono stati 3,5 milioni i biglietti staccati e 28,5 milioni gli introiti, con una crescita rispettivamente del 37% e del 34% rispetto al 2013.
Trend confermato nel 2017 con un +5% per le due voci. “Eravamo in una situazione drammatica – ha confermato Massimo Osanna, direttore del parco archeologico – poi finalmente è arrivata la prima presa di coscienza del governo, che il problema di Pompei non andava risolto col commissariamento, ma con le assunzioni, che hanno consentito di riprendere gli scavi”.
Musica simile alla Reggia di Caserta, che il direttore Mauro Felicori ha trovato essere un gigantesco cantiere. Anche qui gli investimenti hanno contato: nel 2013 aveva 439mila visitatori, giunti a 683mila nel 2016, ed un ulteriore +23,3% nel 2017. In due anni raddoppiate le entrate, passate da 2 milioni e 740mila euro del 2015 ai 5,5 milioni di biglietti previsti per quest'anno.
Francesca Biliotti
Per tanti settori che soffrono, ce n'è uno che forse ha superato le secche della crisi, grazie anche alla riforma dei musei voluta dal ministro Dario Franceschini, che ha realizzato un enorme turnover nei posti chiave della cultura italiana, pescando anche dirigenti dall'estero, scelta che causò non poche polemiche. Eppure, dati alla mano, il ministro rivendica come giusta la sua decisione: “Sono poco più di 2 anni – ha detto – che i 20 direttori, italiani e non italiani, lavorano e hanno cambiato il volto dei loro musei. Sono cresciute le attività scientifiche, i restauri e lo Stato ha investito circa un milione di euro. Quest'anno supereremo i 50 milioni di visitatori e siamo partiti da 38 milioni solo nei musei dello Stato”.
Caso emblematico quello di Pompei, che sembrava destinato al commissariamento: nel 2016 sono stati 3,5 milioni i biglietti staccati e 28,5 milioni gli introiti, con una crescita rispettivamente del 37% e del 34% rispetto al 2013.
Trend confermato nel 2017 con un +5% per le due voci. “Eravamo in una situazione drammatica – ha confermato Massimo Osanna, direttore del parco archeologico – poi finalmente è arrivata la prima presa di coscienza del governo, che il problema di Pompei non andava risolto col commissariamento, ma con le assunzioni, che hanno consentito di riprendere gli scavi”.
Musica simile alla Reggia di Caserta, che il direttore Mauro Felicori ha trovato essere un gigantesco cantiere. Anche qui gli investimenti hanno contato: nel 2013 aveva 439mila visitatori, giunti a 683mila nel 2016, ed un ulteriore +23,3% nel 2017. In due anni raddoppiate le entrate, passate da 2 milioni e 740mila euro del 2015 ai 5,5 milioni di biglietti previsti per quest'anno.
Francesca Biliotti
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