Intonazione e musica tanto lontane da vibrare al'unisono per la voce di Ferrari, batteria e chitarra di Rondanini-Viterbini risentono delle sonorità di Bombino e Rokia Traoré: la Madre Africa (il blues del Mali) e il nuovo punk. Sembra che I HATE MY VILLAGE coesistano da sempre (prima e dopo il 2019). Regia e produzione, immagine e media, di Marco Fasolo fanno del gruppo qualcosa che va oltre il palco perché entrano nella testa. Loro parlano di “Libertà elettrica”: carne e sangue in musica e jam. L'improvvisazione spesso si esaurisce in un concerto mai uguale al successivo (IRRIPETIBILITÀ). La loro è un'attitudine svincolata dalla forma canzone ed è tipica del loro punk (tra afro-beat e world music). LA LIBERTÀ gioca a favore della psichedelia e della ritualità espressa dalla ripetizione di parti del brano. Sacralità e leggerezza sono, in fondo, cifre della nostra vita.
fz