Due lunghe ore fra storie adolescenziali e conflitti da liceali della classe medio-alta statunitense nelle migliori università del paese. Mark Zuckerberg è naturalmente un geniale rampollo della classe dirigente di origine ebraica, minoranza molto forte e presente, ai più alti livelli sociali USA. La cosa incredibile è che un genietto informatico sulla bocca di tutti da un decennio esiste sul serio, pesa molto oggi nel panorama della comunicazione non solo sociale in tutto il globo, ed è credibile anche al cinema nonostante il racconto romanzato degli esordi del giovane Mark spesso in ciabatte e calzoncini a scuola e in tribunale. Genio e sregolatezza del nuovo mito americano del business: far soldi con niente senza vendere alcunché, sul niente essere tutto su tutti, mai incontrare alcuno: ci sono amici e nemici (avversari mai) catalogati al computer ma poche persone vere e rapporti ascrivibili alla categoria Amare: per amore a volte si cambia il mondo su Facebook no. Nel movie non c’è traccia del cosiddetto trascendente (l’invisibile: ciò che non si vede nell’immediato) tutti vivono - e per primo il nostro protagonista - come se Dio non ci fosse addirittura non esistesse.
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Francesco Zingrillo
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