Il 'vero' Rubicone? Il fiume 'devia' il suo corso e da Savignano passa nel cesenate nel Pisciatello-Urgòn. È l'inatteso verdetto popolare del Processo al Rubicone promosso da Sammaurondustria, che alla Torre pascoliana ha richiamato ieri sera il pubblico delle grandi occasioni (oltre 900 persone) e che alla vigilia ha creato molto interesse anche tra i giornali inglesi, Guardian e Times in testa. Paletta alla mano hanno votato a favore del Pisciatello-Urgòn in 269 (difeso da Paolo Turroni), 215 sono stati a favore dell'Uso (difeso da Cristina Ravara Montebelli), 173 per il Fiumicino (l'attuale Rubicone, difeso da Giancarlo Mazzuca), fanalino di coda. Al presidente del Tribunale, Gianfranco Miro Gori, non è restato che prendere atto del voto ed enunciare il verdetto che mette in scacco la decisione del lontano 1933 di Benito Mussolini, quando con decreto regio investì il Fiumicino quale luogo dove Cesare enunciò la storica frase 'Alea iacta est'. Nulla cambierà nel concreto, ma i posteri non dimenticheranno una serata che ha visto battagliarsi tre ipotesi documentate e con importanti 'testimoni' per le rispettive tesi: Giovanni Boccaccio per il Pisciatello-Urgòn, l'imperatore Augusto per l'Uso, Cicerone e Fellini per il Fiumicino. Turroni ha affermato che ''sono tante le testimonianze storiche che sostengono che il Rubicone sia il Pisciatello- Urgon: una delle più illustri è quella di Boccaccio, autore del Decamerone, che identifica il fiume chiamato Pisciatello con lo storico Rubicone. Singolare come Mussolini scelse il Fiumicino quale Rubicone: visita la tenuta del Marchese di Bagno a Savignano, senatore del Regno e fervente fascista, ne rimane affascinato e decide d'imperio di assegnare il Rubicone al fiumiciattolo che passava di lì. Il tutto senza un minimo di documentazione''. Volge lo sguardo verso Rimini Cristina Ravara Montebelli: ''Gli storici e i letterati riminesi hanno sempre considerato l'Uso come il Rubicone. Già nel 1750 i cesenati intentarono un processo davanti alla Sacra Rota contro l'allora arciprete della Chiesa di San Vito (Rimini), che aveva posto sul sagrato della chiesa un'iscrizione indicante quel punto come l'antico confine tra la Gallia Cisalpina e l'Italia, individuando il Rubicone nel fiume Uso, vicino a Rimini''. Poi, l'intervento di Mazzuca: ''La prima traccia letteraria, inoppugnabile, che cita il Rubicone (come confine tra l'Italia e la Gallia Cisalpina) appare nel De vita Cesarum, quando Svetonio ne descrive l'attraversamento da parte di Giulio Cesare nel 49 avanti Cristo. Altra traccia scritta del Rubicone appare sulla Tabula Peutingeriana realizzata nel XIII secolo, che riporta gli itinerari delle strade romane del III-IV secolo circa. Seconda la Tabula, il Rubicone è distante 12 miglia da Rimini, sulla via Emilia: finisce così per delimitare proprio la zona dove esisteva il Compito di Savignano, già noto come ad Confluentes. Capisco che dia fastidio il fatto che sia stato Mussolini ad attribuire il Fiumicino quale Rubicone, eppure quella scelta non avvenne per interesse ma dietro piena documentazione. Già nel 1932 il Times di Londra, non certo un giornale fascista, aveva ribadito, con inchieste giornalistiche, che il vero Rubicone di Giulio Cesare è proprio quello di Savignano''.
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