Non è stato un concerto come gli altri quello che Ivano Fossati ha riservato a Genova. Per l' ultima volta nella sua città, Fossati e Genova si sono incontrati al Carlo Felice per un grazie reciproco durato oltre tre ore e conclusosi ben oltre la mezzanotte, un mutuo riconoscimento sfociato in 20 minuti di applausi ininterrotti.
"Data la circostanza, data l'occasione, vi voglio ringraziare per tutti questi anni d'affetto" si è limitato a dire il cantante. E il pubblico lo ha sommerso in un applauso-abbraccio che non finiva più, scandendo un 'resta con noi' che lo ha suo malgrado commosso.
Di nuovo con un flauto traverso, una chitarra e niente più. Per proporre le stesse identiche sonorità di quando quello sconosciuto cantante dei Delirium soffiava convinto nel suo flauto-rock perché credeva nel futuro. E' stato il suo modo di dire grazie: come ai tempi di Jesahel, la band schierata in piedi alle sue spalle, e lui solo davanti alla sua Genova a riproporsi - quarant'anni dopo - con quello che è stato l'inizio di tutto: non 'Jesahel', ma 'Dolce Acqua (Speranza)'.
"Guardateli - ha detto presentando ad uno ad uno i musicisti del gruppo -: per metà si sentono dentro ai Led Zeppelin, per l'altra metà dentro a Rondò Veneziano. Io sono nel mezzo.".
Il suo ultimo tour, 'Decadencing', nasce da questa commistione. Che al Carlo Felice di Genova è stata applaudita in sala, tra gli altri, da amici e familiari. Sul palco con lui Fabrizio Barale (chitarre), Max Gelsi (basso), Andrea Fontana (percussioni), Martina Marchiori (violoncello), Riccardo Gherardini (chitarra) , Pietro Cantarella (tastiere).
"Data la circostanza, data l'occasione, vi voglio ringraziare per tutti questi anni d'affetto" si è limitato a dire il cantante. E il pubblico lo ha sommerso in un applauso-abbraccio che non finiva più, scandendo un 'resta con noi' che lo ha suo malgrado commosso.
Di nuovo con un flauto traverso, una chitarra e niente più. Per proporre le stesse identiche sonorità di quando quello sconosciuto cantante dei Delirium soffiava convinto nel suo flauto-rock perché credeva nel futuro. E' stato il suo modo di dire grazie: come ai tempi di Jesahel, la band schierata in piedi alle sue spalle, e lui solo davanti alla sua Genova a riproporsi - quarant'anni dopo - con quello che è stato l'inizio di tutto: non 'Jesahel', ma 'Dolce Acqua (Speranza)'.
"Guardateli - ha detto presentando ad uno ad uno i musicisti del gruppo -: per metà si sentono dentro ai Led Zeppelin, per l'altra metà dentro a Rondò Veneziano. Io sono nel mezzo.".
Il suo ultimo tour, 'Decadencing', nasce da questa commistione. Che al Carlo Felice di Genova è stata applaudita in sala, tra gli altri, da amici e familiari. Sul palco con lui Fabrizio Barale (chitarre), Max Gelsi (basso), Andrea Fontana (percussioni), Martina Marchiori (violoncello), Riccardo Gherardini (chitarra) , Pietro Cantarella (tastiere).
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