Dubbio e dogma: due facce della stessa (sacra) medaglia? Diciamo normalmente: “non si può mettere in dubbio” cioè il dòmma non prevede dubbi che sono sempre doppi... ambigui perché ambivalenti e altalenanti come un moto della mente inquieto. La pellicola del maestro Olmi è invece un elogio -rasentando l'elegia- del dubbio ecclesiastico. Intimo dissidio di un vecchio prete: sacerdote, parroco, con le difficoltà del seminarista e i ricordi del giovane presbitero "in amore" nello stile del prevosto di campagna solo e separato da un modo che non lo segue più. Parrocchia vuota. Chiesa deserta. Canonica chiusa ridotta a una cella (un prete carcerato è difficile da digerire...); panche ridotte a tende, Cristo ligneo sofferente discende, smontato con una gru viene giù (discende invece di ascendere), pudicamente composto e velato, sparisce per far posto a un presepino in stile sacra famiglia come una composizione di statuine natalizie campeggia sull'altare disadorno mentre l'Ecclesìa si riempie d'immigrati d’ogni “fede” e orientamento: clandestini, migranti e profughi, di varie età ma tutti di colore! Solo africani (un neonato, Gesù bambino nero, viene al mondo in uno scantinato della parrocchia riscaldato dalle candele). L'ottimo Michael Londsdale già visto in "Uomini di Dio" nei panni del monaco trappista qui fa il verso al vecchio parroco malato sul viale del tramonto anche fisico ma non solo fisico, soprattutto morale e religioso in senso stretto della vocazione, di fede. Il dubbio soffoca il dogma e attanaglia il prete prendendolo alla gola dalle lacrime alla fine e così il bene diventa più importante del credo ed essere sacerdote non è indispensabile per agire positivamente (confondendo definitivamente la solidarietà con la condivisione e la missione, vocazione e castità, con l’umanesimo integrale): quindi Gesù “muore” dentro la piccola chiesa e Dio si svuota del suo specifico: i sacramenti, in primis, il sacerdozio per non parlare degli altri: riconciliazione, cresima, unzione degli infermi. Olmi è come Fellini ormai non si può assolutamente discutere mentre il film parla da solo: un de profundis per la chiesa di Roma che crolla sotto le macerie del mondo dolcemente e con umiltà come la piccola storia di un povero parroco anziano nel cuore e vecchio nel fegato: nel cuore c’è però l’uomo e la donna mentre nel fegato (dentro ) si ama Dio e lì c’è la Chiesa sposa.
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