“Occorre intervenire sul Fondo Ammortizzatori prima che sia troppo tardi”. E’ il grido d’allarme lanciato dall’ANIS sul settimanale Fixing. C’è preoccupazione innanzitutto per il deficit, di circa 5 milioni. L’obiettivo principale, secondo gli industriali, è garantire il bilancio del Fondo gestito dall’Istituto per la Sicurezza Sociale, perché il rischio è quello di dover ricorrere ad un aumento delle aliquote contributive con un conseguente aumento del costo del lavoro: tutto ciò – in uno scenario recessivo come quello attuale – avrebbe conseguenze insostenibili per le aziende. Gli assegni di indennità – continua l’ANIS – sono oggettivamente troppo alti, tanto da raggiungere importi massimi di oltre 2100 euro. C’è poi il fattore della durata: l’ammortizzatore sociale – fra mobilità e disoccupazione – ha un’estensione temporale di 20 mesi. E ciò costituirebbe un forte disincentivo alla rapida ricerca di una nuova occupazione. Questo, almeno, secondo l’ANIS, che propone un assegno di sostegno robusto solo per i primi 3-4 mesi, e poi un sensibile abbattimento. Un confronto sul tema della riparametrazione di questi strumenti è già in corso tra le parti sociali e la segreteria di Stato al Lavoro. La situazione non è più sostenibile, concludono gli Industriali, che considerano un’anomalia l’utilizzo della cassa integrazione guadagni nei licenziamenti che riguardano i lavoratori frontalieri non stabilizzati.
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