Sulla disposizione che impone il prefinanziamento dell’Iva Anis e Osla hanno opinioni divergenti. Se gli industriali sono disposti ad accettarla, anzi propongono di estenderla a tutti i settori merceologici e non solo a quelli considerati più a rischio, l’associazione degli imprenditori manifesta perplessità convinta da un lato che possa diventare un atto discriminatorio fra le imprese di settori diversi e dall’altro che non sia lo strumento più adeguato a risolvere il nodo delle frodi carosello. La definiscono l’accettazione passiva di una soluzione imposta dall’Italia, funzionale certo all’Italia ma molto meno al sistema economico sammarinese. "Meglio attuare – afferma l’Osla – altre frome di controllo amministrativo e fiscale. Ovvio che il pre-finanziamento non viene vissuto da nessun imprenditore a cuor leggero". Per l’Anis infatti si tratterebbe di un grande sacrificio per risolvere le frodi carosello e dunque evitare di essere inseriti nella nuova black list, ma chiedono di vedere riconosciuti i diritti del Paese e degli imprenditori, la salvaguardia delle imprese sane, l’occupazione e il sistema economico. “Siamo piccoli – fanno sapere – ma non insignificanti: 6.000 italiani lavorano con noi, altri 2000 lavorano nelle nostre imprese italiane. Esportiamo nel mondo il 30% del nostro fatturato”. Numeri che intendono collocare il sistema sammarinese nel giusto alveo e lasciando intendere che cosa esso rappresenti anche per l’economia italiana. Certo il perdurare di una situazione di questo genere porrebbe di fronte a decisioni drastiche e per certi versi drammatiche. Già oggi si denuncia un calo di fatturato superiore al 30 per cento e se il trend non si invertirà presto il primo effetto sarà inevitabilmente quello di ulteriori licenziamenti, dopo quelli causati dalla crisi economica globale. Il rischio è serio. Meglio trovare la più presto una soluzione nell’interesse di tutti.
Sergio Barducci
Sergio Barducci
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