500 firme in 4 giorni e altrettante quelle che artigiani – insieme in questo ai commercianti – vogliono raccogliere entro la prossima settimana, saranno indirizzate alla segreteria alle Finanze, per ribadire un punto fermo e irrinunciabile, quello relativo alle passività deducibili. “Non siamo cittadini di serie B – torna a dire il direttore Pio Ugolini – e non è più una questione di equità, ma di rispetto”. Un lungo elenco delle spese che diverrebbero non deducibili: dal mutuo prima casa, alle spese funebri, dalle rette scolastiche all'assistenza per anziani o familiari a carico. Fermi su questo, disponibili al confronto e propositivi su altri aspetti: chiedono l'innalzamento della soglia – ora a 350mila euro – per l'accesso al regime semplificato nella tenuta della contabilità, in linea con l'Italia; ancora, sulla Smac, chiedono che funzioni come carta di fidelizzazione del cliente e ne respingono l'obbligatorietà: “Non può essere, insieme, uno scontrino fiscale e rappresentare anche un costo, per il settore paro al 2%. Sulla tassazione al 17% nessuna contrarietà, ma si chiede di mantenere la scelta tra tassazione progressiva e proporzionale soprattutto per aiutare le realtà più piccole o in difficoltà. Artigiani che prendono posizione anche sul referendum salva-stipendi: “Votiamo no”, dicono “sarebbe un rovina-stipendi, facendo lievitare il costo del lavoro” .
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