Gli ultrasessantenni sono in crescita, aumentano i loro bisogni, ma diminuiscono ogni giorno le loro certezze. La colpa è del caro vita, la cui escalation penalizza pesantemente i redditi dei pensionati, costringendoli a continue rinunce forzate. Per la stragrande maggioranza di loro infatti è sempre più difficile arrivare alla fine del mese. L’introduzione dell’euro e una serie interminabile di aumenti più o meno nascosti, hanno inciso pesantemente sul potere di acquisto delle pensioni. La denuncia arriva dal segretario della federpensionati della CDLS Marino Casadei che porta, come esempio, una indagine promossa dalla consorella sindacale italiana, la federazione pensionati della CISL. 'A rischio, sottolinea Casadei, sono le pensioni medie'. Secondo la ricerca infatti, anche coloro che percepiscono un assegno mensile di 930 euro e che fino a pochi anni fa potevano contare su una situazione sociale relativamente tranquilla, oggi sono costretti a ridurre le spese alimentari. E proprio per combattere il caro vita, la federpensionati sammarinese ha ampliato l’offerta di convenzioni –quest’anno sono 28- che garantiscono una serie di sconti “salva spesa”.
Le voci che pesano di più nelle tasche dei pensionati sono quelli alimentari e sanitarie. Oltre il 46% infatti ha dichiarato di spendere ogni mese una cifra compresa tra i 250 e i 500 euro per mangiare, mentre meno del 10% sta sotto i 200 euro. Per la salute invece il 68% degli intervistati spende poco meno di 200 euro al mese. Queste cifre, secondo la federpensionati della CDLS, si avvicinano alla realtà dei consumi sammarinesi. I rincari maggiori vengono segnalati per gli alimenti, la casa e le cure per la salute. Ma se a questi bisogni primari non si può rinunciare, che cosa si taglia? Prima di tutto i pensionati rinunciano alle spese per l’abbigliamento poi a quelle per il tempo libero, dalle vacanze agli hobbies, limitando così anche parte della loro autonomia.
Le voci che pesano di più nelle tasche dei pensionati sono quelli alimentari e sanitarie. Oltre il 46% infatti ha dichiarato di spendere ogni mese una cifra compresa tra i 250 e i 500 euro per mangiare, mentre meno del 10% sta sotto i 200 euro. Per la salute invece il 68% degli intervistati spende poco meno di 200 euro al mese. Queste cifre, secondo la federpensionati della CDLS, si avvicinano alla realtà dei consumi sammarinesi. I rincari maggiori vengono segnalati per gli alimenti, la casa e le cure per la salute. Ma se a questi bisogni primari non si può rinunciare, che cosa si taglia? Prima di tutto i pensionati rinunciano alle spese per l’abbigliamento poi a quelle per il tempo libero, dalle vacanze agli hobbies, limitando così anche parte della loro autonomia.
Riproduzione riservata ©