“Nessun comportamento antisindacale o atto intimidatorio, solo la volontà di salvaguardare i posti di lavoro”. L’amministratore Unico della Cotes, Pier Giovanni Terenzi, replica alla CSU che accusa di aver proposto ai 51 dipendenti, pena il licenziamento, un aumento nell’orario di lavoro e riduzioni nei rimborsi per pasti benzina. Per Terenzi, la polemica e la conflittualità non sono l’arma contro la crisi, anzi, “l’unica intimidazione è venuta proprio dai sindacati che in un incontro hanno affermato – Chiudete, aprite in Italia e assumete alle condizioni che volete”. A sostenere la Cotes l’Associazione degli industriali: “Da settembre, 50 imprese hanno chiuso o ridotto il personale. La crisi - dice l’Anis - chiede sacrifici a tutti, non solo alle imprese - che stanno perdendo fatturato - ma anche ai lavoratori, se si vogliono mantenere i loro posti”. Per la Federazione Industria il caso è diverso, perché la Cotes “non è una azienda in perdita”. Ma arrivano segnali d’apertura. Le imprese vanno aiutate per la CSdL, ma è il sistema che deve sostenerle. Nel servizio le interviste a Giorgio Felici, Segretario Federazione Industria CDLS, e Enzo Merlini, Segretario Federazione Industria CSdL
Annamaria Sirotti
Annamaria Sirotti
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