Per fare la spesa all'Emporio Solidale non servono soldi ma tre requisiti: residenza a Rimini o in uno dei comuni della Valmarecchia, ISEE con reddito fino a un massimo di 7.500 euro e stato occupazionale. In sei mesi ha riempito 2.238 carrelli della spesa, aiutato 363 famiglie e 427 bambini.
La presentazione del primo bilancio diventa per il vicesindaco Gloria Lisi l'occasione per sottolineare le novità di quello che è stato definito un progetto di comunità: un modo virtuoso di fare walfare, che esce dalla logia assistenzialistica, che supera il concetto del pacco Caritas con il suo paniere di 25 alimenti, tra cui frutta e verdura, ed una tessera punti, non cumulabili. Una formula che prevede una stretta collaborazione tra le associazioni, un luogo lontano da quelli della povertà estrema, che intercetta una indigenza relativa ma altrettanto difficile da affrontare.
“Un mix di risorse pubbliche e private – ha detto Pietro Borghini, Presidente dell’Associazione Madonna della Carità, capofila del progetto- attraverso un protocollo di intesa, caso unico in Italia, interagiscono insieme alle libere donazioni di privati. I dati del progetto diventano infine indicatore significativo della rivoluzione sociale che la crisi ha innescato spingendo vasti strati del ceto medio verso la soglia della povertà: «working poor», per esempio, era un termine che non esisteva prima della crisi: fanno fatica ad arrivare alla terza settimana e sono almeno il 30% di coloro che, pur avendo un impiego, si servono all'Emporio.
La presentazione del primo bilancio diventa per il vicesindaco Gloria Lisi l'occasione per sottolineare le novità di quello che è stato definito un progetto di comunità: un modo virtuoso di fare walfare, che esce dalla logia assistenzialistica, che supera il concetto del pacco Caritas con il suo paniere di 25 alimenti, tra cui frutta e verdura, ed una tessera punti, non cumulabili. Una formula che prevede una stretta collaborazione tra le associazioni, un luogo lontano da quelli della povertà estrema, che intercetta una indigenza relativa ma altrettanto difficile da affrontare.
“Un mix di risorse pubbliche e private – ha detto Pietro Borghini, Presidente dell’Associazione Madonna della Carità, capofila del progetto- attraverso un protocollo di intesa, caso unico in Italia, interagiscono insieme alle libere donazioni di privati. I dati del progetto diventano infine indicatore significativo della rivoluzione sociale che la crisi ha innescato spingendo vasti strati del ceto medio verso la soglia della povertà: «working poor», per esempio, era un termine che non esisteva prima della crisi: fanno fatica ad arrivare alla terza settimana e sono almeno il 30% di coloro che, pur avendo un impiego, si servono all'Emporio.
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