Nonostante la seconda riforma del primo pilastro in pochi anni e la imminente introduzione del secondo pilastro, chi andrà in pensione tra 40 anni porterà a casa molto meno di chi termina oggi la carriera lavorativa. Il settimanale economico finanziario Fixing diretto da Loris Pironi ha fatto un’analisi comparativa prendendo ad esempio un operaio con reddito annuale di 26mila euro. Andando in pensione nel 2014, percepirà 1840 euro al mese, il 92% della sua ultima retribuzione. Il cosiddetto tasso di sostituzione nel 2052, quando andrà in pensione chi comincia a lavorare nel 2012, scenderà dal 92 al 65% circa - in base allo studio di Fixing - e l’assegno mensile sarà l’equivalente di 1300 euro di oggi. Tutto questo, naturalmente, se l’andamento demografico resterà costante, con un progressivo aumento dell’aspettativa di vita, una diminuzione della natalità e una dinamica inflattiva costante. Oggi per ogni pensionato ci sono 3,7 lavoratori dipendenti che versano contributi. Nel 2050 il rapporto scenderà a 1,5.
Luca Salvatori
Luca Salvatori
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