Renato Clarizia ricorda male. Nell'incontro del 17 giugno con il Comitato per il Credito e il Risparmio (assente solo il Segretario Valentini) l'ormai ex Presidente di Banca Centrale non affrontò affatto la questione del suo compenso fino a dicembre. Riferì invece di aver deciso di dimettersi perchè con l'uscita di scena di Giannini veniva meno la possibilità di una comune progettualità col Direttore anche solo per i successivi sei mesi. Volendo dare alla politica il tempo e il modo di trovare un nuovo Presidente le sue dimissioni avrebbero avuto efficacia dall’1 agosto. Questa la replica di Antonella Mularoni e Francesco Mussoni alla lettera con cui Clarizia li accusava, insieme a Marco Arzilli, di non aver rispettato l'accordo di pagarlo fino a fine anno. Se di questo abbia parlato in altra sede, con altri componenti del Comitato Credito e Risparmio - scrivono i due Segretari di Stato - non sappiamo. Di certo se qualcuno ha promesso non aveva il mandato del Governo. Non abbiamo risposto alla sua lettera di metà luglio, aggiungono, perché ci era parsa una comunicazione dai toni non consoni al Presidente di una banca centrale, oltretutto da chi in questi anni da San Marino ha avuto tanto in termini economici. Per Clarizia non c'è possibilità che interlocutori stranieri possano aver fiducia in un Paese i cui vertici politici si comportano in questo modo. Stia tranquillo, gli rispondono Mularoni e Mussoni. Il cammino virtuoso è stato fortemente voluto dalla attuale classe dirigente politica sammarinese prima che lui arrivasse e non è certo la sua uscita di scena a seguito di dimissioni, con un anticipo di quattro mesi e mezzo dalla scadenza del mandato, che lo bloccherà.
Sulla questione prende posizione anche l'Upr: dal livoroso comunicato stampa, emesso dall’ex Presidente di Banca Centrale Renato Clarizia, i sammarinesi scoprono che dietro l'assunzione di responsabilità delle dimissioni c'era solo una semplice questione di quattrini.
Chi doveva salvare e rilanciare il sistema finanziario, scrive l'Upr, finisce in modo ancora più inglorioso la propria esperienza. Bella riconoscenza verso la classe politica che, sottolinea la nota, prima gli ha dato uno stipendio da nababbo, poi l’ha sempre difeso sia come Presidente sia per la questione dello stipendio ridotto poi alla misera somma di 240.000 euro annui. Troppo poco per chi in quattro anni ha servito la Repubblica con impegno e costanza da Roma.
Dobbiamo ammetterlo - conclude l'Upr - Renato Clarizia ci ha sorpreso: c'erano milioni di ragioni per andarsene in silenzio.
Sonia Tura
comunicato integrale
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Sulla questione prende posizione anche l'Upr: dal livoroso comunicato stampa, emesso dall’ex Presidente di Banca Centrale Renato Clarizia, i sammarinesi scoprono che dietro l'assunzione di responsabilità delle dimissioni c'era solo una semplice questione di quattrini.
Chi doveva salvare e rilanciare il sistema finanziario, scrive l'Upr, finisce in modo ancora più inglorioso la propria esperienza. Bella riconoscenza verso la classe politica che, sottolinea la nota, prima gli ha dato uno stipendio da nababbo, poi l’ha sempre difeso sia come Presidente sia per la questione dello stipendio ridotto poi alla misera somma di 240.000 euro annui. Troppo poco per chi in quattro anni ha servito la Repubblica con impegno e costanza da Roma.
Dobbiamo ammetterlo - conclude l'Upr - Renato Clarizia ci ha sorpreso: c'erano milioni di ragioni per andarsene in silenzio.
Sonia Tura
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