“Ognuno è libero di firmare ciò che ritiene più opportuno; ma se le rivendicazioni di una minoranza mettono a rischio il diritto della maggioranza, chi governa deve intervenire”. E’ chiara la risposta dell’associazione degli industriali, all’azione lampo di OSLA ed USL; pur senza entrare nel merito dell’accordo. La questione cruciale è dunque quella della rappresentatività. La norma dell’erga omnes risale al ’61 – ricorda l’ANIS – ma oggi i tempi sono cambiati e chiunque “può inventare il proprio contratto provocando una grave incertezza nei diritti e nei doveri che sono alla base di ogni decisione di impresa”. Messaggio forte e chiaro per l’Esecutivo che verrà. Sulla stessa linea la CSU. “Il problema – afferma Enzo Merlini della CSDL – è chi rappresenta chi. Se un organismo deve fare un contratto, unicamente per dimostrare di esistere, allora non ci siamo”. Un accordo – quello tra OSLA ed USL – viziato ab origine, insomma, secondo Merlini. Ancora più duro, forse, Giorgio Felici, della CSDL, che va ad analizzare anche il contenuto dell’accordo, contestandolo in modo radicale. “Dal punto di vista economico gli aumenti sono più bassi; ma ciò che è più grave è che si deroga il contratto nazionale sul tema degli orari di lavoro. Andiamo verso il modello Marchionne. Secondo Felici, infine, l’assenza del tema della rappresentatività sarebbe una scelta voluta. “Rischiamo – conclude – la frantumazione a tutti i livelli della contrattazione collettiva”.
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