Dura presa di posizione del segretario della federazione Pubblico Impiego della Confederazione del Lavoro.
"È sempre più frequente leggere su giornali o siti vari, di presunte disparità di trattamento a favore dei dipendenti pubblici rispetto ai lavoratori del privato. Non voglio assolutamente entrare in una squallida diatriba e prestare il fianco a chi mette in giro “ad arte” queste voci, o a chi spara a zero su blog e social networks, arrogandosi doti di giudizio universale.
Vorrei invece appellarmi all’intelligenza di chi vorrà dedicare due minuti a leggere queste righe. È dovere dei lavoratori - sempre che si vogliano ancora considerare come soggetti capaci di far valere i propri diritti, e non semplici prestatori d’opera, come invece vorrebbe qualcuno - restare uniti e non rincorrere polemiche che, invece, hanno proprio lo scopo di creare lacerazioni. C’è, infatti, chi lavora per amplificare a dismisura quelle voci che dipingono i lavoratori divisi gli uni contro gli altri; è un gioco vecchio, ma pare che alcune mode bislacche non passino mai…
Nei prossimi mesi dovremo essere ancor più capaci di evitare questi tranelli, seppur grossolani, che servono a spostare l’attenzione dei cittadini dai reali sprechi e abusi, e dalle responsabilità di una classe politica che ormai non rappresenta più neppure sé stessa, palesemente incapace di chiudere trattative ormai decotte a causa di problemi al proprio interno; il gioco di marcatura tra segretari di stato non può essere fatto ai danni dei precari, a scapito del rinnovo del contratto di lavoro, spingendo la cittadinanza e i lavoratori a “sbranarsi” tra loro per contendersi le poche briciole che cadono dal tavolo. Non facciamoci quindi distrarre da prestigiatori e saltimbanchi che indicano il lavoro e i lavoratori come le cause dei mali del nostro paese; restiamo invece uniti a rispondere che a tale gioco non ci stiamo, che non è causa nostra se il paese affonda. Per quanto attiene poi agli sprechi, che sicuramente esistono, ma che altrettanto sicuramente non sono rappresentati dal grosso delle buste paga del settore pubblico, vorrei solo fare un accenno alla portata economica che invece tali stipendi hanno per l’intero settore commerciale di San Marino. Se è vero che i dipendenti PA sono circa 4mila, ciò significa che altrettanti salari vengono reinvestiti nel nostro circuito economico-commerciale, per gli acquisti giornalieri così come per le auto o le case; quindi è ovvio che ogni diminuzione del potere di acquisto delle retribuzioni ha una ricaduta immediata e negativa sul settore commerciale (con l’effetto che sintetizzato in una parola si chiama crisi). Sul sempre caro tema della ipertrofia della nostra PA, va detto che a meno che si vogliano chiudere le scuole o magari l’ospedale, sarà un po’ difficile realizzare economie importanti (fatto sempre salvo quanto sopra). Anche qui però ci sono quelli che hanno la ricetta facile, rappresentata dalle privatizzazioni; a meno che in questo paese accadano miracoli, ritengo che tale strada porterebbe, come in Italia, ad ulteriori esborsi per cittadini e aziende. Non credo quindi che grazie alle privatizzazioni si potranno realizzare condizioni più favorevoli per attrarre potenziali investitori.
Tale strada è ulteriormente pericolosa in un paese dalle piccole dimensioni quale è San Marino, che ha bisogno di utilizzare ogni risorsa per affermare e consolidare la propria statualità; in un piccolo territorio dove non vi è un demanio importante, né giacimenti di materie prime, avere il controllo dei settori strategici (ad iniziare dalle fonti energetiche, sanità, scuola, ecc.) ciò è ancora più importante che in un paese dalle dimensioni normali. Per affrontare seriamente questa fase di crisi abbiamo bisogno di politica, quella vera, abbiamo bisogno di qualcuno che possa prendere decisioni importanti senza farci condizionare dalle lobbies, dai poteri forti, abbiamo bisogno che chi rappresenta i cittadini non si faccia prendere da isterismi continui e che riesca a tenere un atteggiamento sereno e fermo rispetto ai suoi interlocutori dentro e fuori la maggioranza. E abbiamo bisogno che i lavoratori, come sempre, rimangano uniti".
"È sempre più frequente leggere su giornali o siti vari, di presunte disparità di trattamento a favore dei dipendenti pubblici rispetto ai lavoratori del privato. Non voglio assolutamente entrare in una squallida diatriba e prestare il fianco a chi mette in giro “ad arte” queste voci, o a chi spara a zero su blog e social networks, arrogandosi doti di giudizio universale.
Vorrei invece appellarmi all’intelligenza di chi vorrà dedicare due minuti a leggere queste righe. È dovere dei lavoratori - sempre che si vogliano ancora considerare come soggetti capaci di far valere i propri diritti, e non semplici prestatori d’opera, come invece vorrebbe qualcuno - restare uniti e non rincorrere polemiche che, invece, hanno proprio lo scopo di creare lacerazioni. C’è, infatti, chi lavora per amplificare a dismisura quelle voci che dipingono i lavoratori divisi gli uni contro gli altri; è un gioco vecchio, ma pare che alcune mode bislacche non passino mai…
Nei prossimi mesi dovremo essere ancor più capaci di evitare questi tranelli, seppur grossolani, che servono a spostare l’attenzione dei cittadini dai reali sprechi e abusi, e dalle responsabilità di una classe politica che ormai non rappresenta più neppure sé stessa, palesemente incapace di chiudere trattative ormai decotte a causa di problemi al proprio interno; il gioco di marcatura tra segretari di stato non può essere fatto ai danni dei precari, a scapito del rinnovo del contratto di lavoro, spingendo la cittadinanza e i lavoratori a “sbranarsi” tra loro per contendersi le poche briciole che cadono dal tavolo. Non facciamoci quindi distrarre da prestigiatori e saltimbanchi che indicano il lavoro e i lavoratori come le cause dei mali del nostro paese; restiamo invece uniti a rispondere che a tale gioco non ci stiamo, che non è causa nostra se il paese affonda. Per quanto attiene poi agli sprechi, che sicuramente esistono, ma che altrettanto sicuramente non sono rappresentati dal grosso delle buste paga del settore pubblico, vorrei solo fare un accenno alla portata economica che invece tali stipendi hanno per l’intero settore commerciale di San Marino. Se è vero che i dipendenti PA sono circa 4mila, ciò significa che altrettanti salari vengono reinvestiti nel nostro circuito economico-commerciale, per gli acquisti giornalieri così come per le auto o le case; quindi è ovvio che ogni diminuzione del potere di acquisto delle retribuzioni ha una ricaduta immediata e negativa sul settore commerciale (con l’effetto che sintetizzato in una parola si chiama crisi). Sul sempre caro tema della ipertrofia della nostra PA, va detto che a meno che si vogliano chiudere le scuole o magari l’ospedale, sarà un po’ difficile realizzare economie importanti (fatto sempre salvo quanto sopra). Anche qui però ci sono quelli che hanno la ricetta facile, rappresentata dalle privatizzazioni; a meno che in questo paese accadano miracoli, ritengo che tale strada porterebbe, come in Italia, ad ulteriori esborsi per cittadini e aziende. Non credo quindi che grazie alle privatizzazioni si potranno realizzare condizioni più favorevoli per attrarre potenziali investitori.
Tale strada è ulteriormente pericolosa in un paese dalle piccole dimensioni quale è San Marino, che ha bisogno di utilizzare ogni risorsa per affermare e consolidare la propria statualità; in un piccolo territorio dove non vi è un demanio importante, né giacimenti di materie prime, avere il controllo dei settori strategici (ad iniziare dalle fonti energetiche, sanità, scuola, ecc.) ciò è ancora più importante che in un paese dalle dimensioni normali. Per affrontare seriamente questa fase di crisi abbiamo bisogno di politica, quella vera, abbiamo bisogno di qualcuno che possa prendere decisioni importanti senza farci condizionare dalle lobbies, dai poteri forti, abbiamo bisogno che chi rappresenta i cittadini non si faccia prendere da isterismi continui e che riesca a tenere un atteggiamento sereno e fermo rispetto ai suoi interlocutori dentro e fuori la maggioranza. E abbiamo bisogno che i lavoratori, come sempre, rimangano uniti".
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