Il sindacato boccia il progetto di riforma dell’Istituto per la sicurezza sociale e lo fa in modo netto, inequivocabile. “Un deciso passo indietro – denuncia la segreteria della Centrale sindacale unitaria – rispetto al modello creato dalla legge istitutiva dell’ISS del 1955”. Ciò che il sindacato condanna maggiormente è la proposta di affidare i poteri gestionali e di spesa dell’Istituto, ad un comitato ristretto di manager: 3 o 4 professionisti, che – secondo la CSU – si troverebbero ad amministrare ogni anno 60 milioni di euro provenienti dal bilancio dello Stato. Per gli autori del progetto di riforma ciò dovrebbe favorire l’operatività e la governabilità del sistema sanitario, di tutt’altro avviso il sindacato. “Questa proposta di riorganizzazione verticistica dell’ISS – si legge in un comunicato – esclude le organizzazioni sociali da ogni partecipazione democratica; la presenza del sindacato – continua la nota - è prevista in due consulte – una per la sanità, una per la previdenza - che partecipano marginalmente alla vita del’ISS e solo con funzioni consultive e su decisioni già prese”. L’obiettivo della CSU è che si arrivi ad una riforma che indichi i livelli di assistenza, i tempi e le modalità di erogazione dei servizi, attraverso un preciso piano sanitario nazionale. “Nessuno ha mai inteso sottrarre al sindacato quello che è il suo compito fondamentale di controllo – replica il segretario di stato alla sanità Massimo Rossini. Altra cosa dev’essere la gestione. La riforma – aggiunge – è perfettmante in linea con la filosofia della legge del 1955 e nel rispetto assoluto della sanità pubblica.
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