La trasformazione dell’azienda dei servizi non piace ai sindacati. I lavoratori delle due confederazioni si sono pronunciati a più riprese e contestano gli intendimenti dell’esecutivo: far diventare l’azienda dei servizi una società per azioni – dichiarano – non garantisce i lavoratori. In primo luogo i lavoratori non si sentono tutelati dal futuro stato giuridico che determinerebbe 4 tipi di contratti diversi: quello privatistico, i salariati dello Stato, quelli già in organico e i nuovi assunti, con contratto di diritto privato. A preoccupare è anche il rapporto che la nuova Azienda avrà con la pubblica amministrazione e la sua riorganizzazione; poi c’è l’aspetto degli investimenti pubblici, attraverso i quali si sono potenziate e rinnovate le infrastrutture in questi anni e i cui benefici rischiano di essere vanificati. Nel mirino dei sindacati anche le tariffe, oggi legate a logiche sociali, domani – dichiarano – a rischio di ricerca del profitto con conseguenze pesanti sugli utenti. Insomma la motivazione adottata dal governo non convince i lavoratori e le loro organizzazioni, se si deve raggiungere una gestione manageriale dell’azienda – scrivono – nulla impedisce di raggiungere l’obiettivo mantenendo l’attuale assetto giuridico. Siamo pronti a discutere di riorganizzazione per migliorare i servizi ma non a condividere la trasformazione. “Nessuno ha mai parlato di privatizzazione – replica il Segretario di Stato alle Finanze, Pier Marino Mularoni – anzi è una eventualità che escludiamo assolutamente. La trasformazione in SpA – spiega - non è una scelta del governo ma un impegno fissato da una legge dello Stato varata dal Consiglio Grande e Generale già nel novembre 2001. Siamo pronti – aggiunge Mularoni – a confrontarci sul progetto e a dare le più ampie garanzie di tutela non solo ai dipendenti per il loro status giuridico, ma anche agli utenti per il controllo delle tariffe. Non si può però – polemizza il Segretario alle finanze - lasciarsi andare a facili strumentalizzazioni pensando di rimettere in discussione quello che il parlamento ha deciso tre anni fa. Toccherà comunque al Consiglio Grande e Generale – conclude – pronunciarsi sul progetto per il quale si stanno cercando le opportune condivisioni nella volontà di individuare la strada migliore per un processo già avviato.”
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