La metà dei circa 900 posti di lavoro persi a San Marino nell’industria e artigianato è per lo più manovalanza proveniente dalle regioni vicine: le province interessate soprattutto Rimini e Pesaro. I paesini e le frazioni di confine come Fratte, la Zona alta di San Leo oppure la Bassa Valmarecchia e Valconca, hanno circa 8 famiglie su dieci coinvolte con uno o più componenti nel mondo del lavoro in Repubblica. Quale sarà il futuro dei circa 6.000 lavoratori frontalieri impiegati a San Marino in gran parte a tempo determinato con permesso di lavoro in scadenza periodica, non è difficile prevedere, in momenti di forte regressione. Sono 33mila in più in un anno i disoccupati in Emilia Romagna e la liquidità aziendale media oltre agli ordini sono in costante diminuzione senza parlare della cassa integrazione diffusa. Raddoppia, la cassa, nelle Marche e fa schizzare la disoccupazione senza la ripresa vista la crisi del settore legno, derivati e metalmeccanico: i comparti dai quali provengono gli operai “fuoriusciti” da San Marino (anche residenti sul Monte o cittadini esteri) sono proprio la chimica, la meccanica anche artigianale e le aziende del legno. Gli stranieri non sono più una risorsa in tempo di vacche magre diventano una minaccia: di qua e al di là dei confini.
Francesco Zingrillo
Francesco Zingrillo
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