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Donatella Zanotti: Riforma fiscale, i partiti dicano le loro intenzioni

25 ott 2012
Donatella Zanotti: Riforma fiscale, i partiti dicano le loro intenzioni
Donatella Zanotti: Riforma fiscale, i partiti dicano le loro intenzioni
I programmi di governo con i quali partiti, movimenti e coalizioni si presentano agli elettori sammarinesi, dovrebbero indicare chiaramente cosa dobbiamo aspettarci, in termini di scelte politiche, dalla maggioranza che uscirà vincente dalla competizione elettorale. Tuttavia non è sempre così. È il caso, tra gli altri, delle proposte in materia fiscale, in particolare sull’imposizione diretta, argomento estremamente sensibile per il sindacato, che vi ha dedicato una parte importante della propria attività negli ultimi anni. Il sistema fiscale attende da fin troppi anni di essere riformato: questo obiettivo, che ha subito l’ennesimo rinvio nel tempo (la proposta di legge già portata in prima lettura non è stata approvata), è più che mai un’assoluta priorità, per consentire una serie di risultati in termini di equità sociale di cui il paese ha vitale necessità.
Primo fra tutti, un reale contrasto alla elusione ed evasione fiscale, con l’introduzione di quegli strumenti di accertamento necessari per l’emersione degli imponibili, cosa che a San Marino potrebbe riservare interessanti sorprese, e una corretta tassazione dei patrimoni immobiliari, salvaguardando la prima casa e con interventi di imposizione progressiva in relazione alla grandezza dei patrimoni. Tra i presupposti irrinunciabili, la salvaguardia del principio della diversa natura dei redditi da lavoro dipendente da quelli da lavoro autonomo.
Un’attenzione particolare va riservata al sistema delle imprese, nei cui confronti va consolidato ed affinato un modello di imposizione fiscale che lo renda competitivo ed interessante per gli investitori. Naturalmente, una equa riforma del fisco aumenterebbe il gettito per il bilancio dello Stato, in crescente sofferenza, realizzando i presupposti per una nuova stagione di giustizia sociale. Di questi tempi, in cui la crisi marca profondamente le disuguaglianze sociali, allungando la distanza tra chi possiede redditi, rendite e patrimoni, e chi ha sempre meno ed è sempre più precario, torna centrale il ruolo del sistema di welfare nella protezione dei cittadini più in difficoltà.
Un sistema che dovrà diventare più selettivo nella erogazione dei suoi servizi, proprio tenendo conto delle condizioni reddituali dei destinatari: da qui l’importanza di far venire in superficie tutti i redditi e patrimoni perché tutti siano chiamati a fare il proprio dovere. In caso contrario i rischi sono altissimi; oggi non sono più compatibili privilegi ed immunità fiscale, o accumuli di ricchezze senza che lo Stato applichi la conseguente tassazione.
Le disuguaglianze sociali possono alimentare tensioni e conflittualità; il ruolo dello Stato nel rapporto fra fisco e contribuenti, quindi, è un elemento che va preso molto sul serio se si vuole mantenere un clima di concordia e tenuta sociale. Per tutte queste ragioni, sulla riforma tributaria vorremmo meglio capire le reali volontà delle forze politiche in campo. Se da un lato sappiano che esse puntano a conquistare consensi provenienti da tutti i settori della società, va però detto che i lavoratori dipendenti, i disoccupati e inoccupati, i pensionati (sono tutti loro il nostro punto di osservazione) hanno diritto di sapere se - dotandoci di una legge fiscale rigorosa e seria - chi non ha pagato le tasse in questi anni, e si è arricchito magari a spese del paese, sarà chiamato a compiere finalmente il proprio dovere “risarcendo”, seppur tardivamente, lo Stato.
Tra gli aspetti specifici, la legge finanziaria approvata lo scorso anno, ha introdotto una “imposta straordinaria sugli immobili”; si tratta di una sorta di patrimoniale, peraltro invocata da tempo anche dal sindacato che la richiede unitamente alla riforma del catasto, per tassare adeguatamente i beni che costituiscono ricchezza. Bene, il provvedimento, forse a causa della frettolosità con il quale è stato redatto, contiene aspetti per noi insostenibili. Ad esempio verrebbe tassata anche la prima casa, mentre noi pensiamo debba essere assolutamente resa esente, ad eccezione delle abitazioni di categoria signorile o lusso, e inoltre verrebbe attuata un’imposizione sui terreni in cui quelli agricoli pagherebbero molto di più di quelli edificabili.
Sono soltanto alcune delle gravi anomalie che vanno necessariamente corrette. E questa possibilità di modifica è la stessa legge che la prevede. Pertanto, considerato che questo articolo di legge va reso attuativo con apposito decreto delegato da emanarsi entro il 31.12.2012, quindi dopo le elezioni, ci piacerebbe che fin da ora le forze politiche si pronunciassero preventivamente anche su questi punti, così, giusto per farci un’idea! Rivolgo queste sollecitazione ai partiti per invitarli ad uscire dalla fumosità, a volte incoerenza, che avvolge le loro posizioni sulla riforma tributaria, per far emergere le loro reali intenzioni e anche per dare peso ai contenuti dei programmi.

Comunicato stampa - Donatella Olga Zanotti (Segretario Confederale CSdL)

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