Una strada alternativa od aggiuntiva per perseguire la riduzione dei costi della P.A. è la realizzazione di economie di scala nell’acquisizione di beni e servizi che necessitano al funzionamento dei dipartimenti della PA.
In quest’ottica la PA sammarinese offre sicuramente un giusto campo di intervento in quanto la sua entità, per quanto suddivisa in svariati dipartimenti, resta comunque riferita ad un territorio limitato e quindi facilmente gestibile. Il controllo della spesa pertanto potrebbe esser effettuato mediante l’istituzione di uno o più uffici assimilati per competenze tecniche che vigilino e coordinino tutte le attività di acquisizione di beni e servizi da parte dei vari dipartimenti della PA, in modo da ottimizzarne i costi fisici, amministrativi e logistici.
Questi uffici avrebbero il compito di recepire i bisogni ed i consumi periodici dei vari apparati della PA relativi a diverse tipologie di beni (materie prime, consumo, strumentali, software, attrezzature, veicoli, manutenzione, energia, telefonia, ecc.) quindi occuparsi della selezione dei fornitori presso i quali sarebbero destinati ordini accorpanti i bisogni di tutti gli apparati della PA spuntando, come consuetudine commerciale, costi unitari inferiori.
Un simile progetto d’altronde è stato avviato anche dal Ministero Economia e Finanza Italiano con la creazione della CONSIP, società avente l’obbiettivo programmatico di una riduzione dei costi fino al 20% come conseguenza dell’aggregazione della domanda. In Italia tuttavia un simile progetto è di improbabile realizzazione per svariati motivi (suddivisione burocratica e territoriale, infiltrazioni collusive, ecc.) mentre a San Marino potrebbe riuscire. Ipotizzando anche solo una riduzione dei costi del 5% su un volume complessivo di spesa pari a 600 milioni dedotti del peso retributivo (circa 130) si otterrebbe nella PA sammarinese un risparmio di quasi 25 milioni di euro.
In quest’ottica la PA sammarinese offre sicuramente un giusto campo di intervento in quanto la sua entità, per quanto suddivisa in svariati dipartimenti, resta comunque riferita ad un territorio limitato e quindi facilmente gestibile. Il controllo della spesa pertanto potrebbe esser effettuato mediante l’istituzione di uno o più uffici assimilati per competenze tecniche che vigilino e coordinino tutte le attività di acquisizione di beni e servizi da parte dei vari dipartimenti della PA, in modo da ottimizzarne i costi fisici, amministrativi e logistici.
Questi uffici avrebbero il compito di recepire i bisogni ed i consumi periodici dei vari apparati della PA relativi a diverse tipologie di beni (materie prime, consumo, strumentali, software, attrezzature, veicoli, manutenzione, energia, telefonia, ecc.) quindi occuparsi della selezione dei fornitori presso i quali sarebbero destinati ordini accorpanti i bisogni di tutti gli apparati della PA spuntando, come consuetudine commerciale, costi unitari inferiori.
Un simile progetto d’altronde è stato avviato anche dal Ministero Economia e Finanza Italiano con la creazione della CONSIP, società avente l’obbiettivo programmatico di una riduzione dei costi fino al 20% come conseguenza dell’aggregazione della domanda. In Italia tuttavia un simile progetto è di improbabile realizzazione per svariati motivi (suddivisione burocratica e territoriale, infiltrazioni collusive, ecc.) mentre a San Marino potrebbe riuscire. Ipotizzando anche solo una riduzione dei costi del 5% su un volume complessivo di spesa pari a 600 milioni dedotti del peso retributivo (circa 130) si otterrebbe nella PA sammarinese un risparmio di quasi 25 milioni di euro.
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