Attualmente nel nostro paese manca un serio dibattito sul futuro del sistema d’imposta, ovvero se mantenere la monofase o passare al sistema IVA. Nella Repubblica di San Marino esiste la Monofase che è l'imposta indiretta sugli scambi e si applica colpendo, come suggerisce la parola stessa, una volta sola il valore dei beni importati nel territorio. Così, l'operatore economico viene colpito esclusivamente al momento dell'importazione con aliquota pari al 17%, quale imposta sulle importazioni. L'IVA è un'imposta generale sui consumi, è il sistema che hanno oltre 90 paesi nel mondo, colpisce solo l'aumento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico, a partire dalla produzione fino ad arrivare al consumo finale del bene o del servizio stesso.
L'imposta grava completamente sul consumatore finale mentre il soggetto passivo d'imposta, ad esempio l'imprenditore o il professionista, rimane neutrale. Il soggetto passivo d'imposta, cioè l’imprenditore o il professionista, può detrarre l'imposta pagata sugli acquisti di beni e servizi effettuati nell'esercizio d'impresa, dall'imposta addebitata agli acquirenti dei beni o dei servizi prestati.
L'IVA, pertanto, rappresenta un costo solamente per i consumatori finali.
Supponiamo di avere l’IVA a San Marino e prendiamo ad esempio il Liechtenstein che è un paese per molti aspetti simile al nostro, dove l’aliquota IVA è il 7,6%.
Un commerciante sammarinese acquista merce in Italia per un valore di 1000 euro, per cui pagherà una somma di 1076 Euro (1000 + 76 di IVA versata a San Marino). Dopo che il commerciante ha effettuato il suo ricarico, il valore finale del prodotto sia di 1200 Euro. Al momento dell'acquisto, l'utente finale verserà 1291,2 Euro (1200 + 91,2 di IVA). La somma che il commerciante è tenuto a versare allo Stato sammarinese non è 91,2 Euro, ma 15,2 Euro (IVA che il commerciante ha ricevuto dall'utente finale a netto di quella versata per acquistare la merce).
Il commerciante è soggetto passivo d'imposta e può detrarre l'imposta pagata sugli acquisti(i 76 Euro di IVA pagati all'acquisto della merce)dall'imposta addebitata sulle vendite (i 91,2 Euro di IVA versate dall'utente finale al commerciante). Inoltre, il commerciante è anche neutrale rispetto all'IVA: ha ricevuto dall'utente finale 91,2 Euro di IVA, ne ha versato 76 Euro al momento dell'acquisto del merce e altre 15,2 Euro allo Stato (in totale non ha ricavato, nè perso nulla in termini di IVA, salvo il 7,6% sul proprio lavoro).
Il consumatore finale, invece, paga interamente l'IVA allo Stato, senza poter detrarre nulla.
Per concludere, se si iniziasse un dibattito serio, avremmo anche la possibilità di contrattare l’aliquota IVA più vantaggiosa per noi e sostenibile con lo Stato italiano, visto che poi il rischio di truffe a carosello scomparirebbe del tutto. Altrimenti se si aspettasse, come nostra abitudine, lo Stato Italiano ci imporrebbe una aliquota IVA, più vicina alla loro, in quel caso la competitività del comparto commerciale e turistico a San Marino non esisterebbe più, con drastica riduzione dei consumi ed entrate per lo Stato.
Fabio Andreini
L'imposta grava completamente sul consumatore finale mentre il soggetto passivo d'imposta, ad esempio l'imprenditore o il professionista, rimane neutrale. Il soggetto passivo d'imposta, cioè l’imprenditore o il professionista, può detrarre l'imposta pagata sugli acquisti di beni e servizi effettuati nell'esercizio d'impresa, dall'imposta addebitata agli acquirenti dei beni o dei servizi prestati.
L'IVA, pertanto, rappresenta un costo solamente per i consumatori finali.
Supponiamo di avere l’IVA a San Marino e prendiamo ad esempio il Liechtenstein che è un paese per molti aspetti simile al nostro, dove l’aliquota IVA è il 7,6%.
Un commerciante sammarinese acquista merce in Italia per un valore di 1000 euro, per cui pagherà una somma di 1076 Euro (1000 + 76 di IVA versata a San Marino). Dopo che il commerciante ha effettuato il suo ricarico, il valore finale del prodotto sia di 1200 Euro. Al momento dell'acquisto, l'utente finale verserà 1291,2 Euro (1200 + 91,2 di IVA). La somma che il commerciante è tenuto a versare allo Stato sammarinese non è 91,2 Euro, ma 15,2 Euro (IVA che il commerciante ha ricevuto dall'utente finale a netto di quella versata per acquistare la merce).
Il commerciante è soggetto passivo d'imposta e può detrarre l'imposta pagata sugli acquisti(i 76 Euro di IVA pagati all'acquisto della merce)dall'imposta addebitata sulle vendite (i 91,2 Euro di IVA versate dall'utente finale al commerciante). Inoltre, il commerciante è anche neutrale rispetto all'IVA: ha ricevuto dall'utente finale 91,2 Euro di IVA, ne ha versato 76 Euro al momento dell'acquisto del merce e altre 15,2 Euro allo Stato (in totale non ha ricavato, nè perso nulla in termini di IVA, salvo il 7,6% sul proprio lavoro).
Il consumatore finale, invece, paga interamente l'IVA allo Stato, senza poter detrarre nulla.
Per concludere, se si iniziasse un dibattito serio, avremmo anche la possibilità di contrattare l’aliquota IVA più vantaggiosa per noi e sostenibile con lo Stato italiano, visto che poi il rischio di truffe a carosello scomparirebbe del tutto. Altrimenti se si aspettasse, come nostra abitudine, lo Stato Italiano ci imporrebbe una aliquota IVA, più vicina alla loro, in quel caso la competitività del comparto commerciale e turistico a San Marino non esisterebbe più, con drastica riduzione dei consumi ed entrate per lo Stato.
Fabio Andreini
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