La spesa pubblica sammarinese rappresenta un grosso freno alla crescita ed allo sviluppo economico del Titano con uno dei più alti rapporti di incidenza sul PIL al Mondo. Un dato non più sostenibile che impone da un lato la revisione di certi meccanismi come sta avvenendo in molti paesi occidentali e dall’altro la consapevolezza che l’incidenza media della spesa pubblica nei piccoli Stati europei demograficamente simili a San Marino è di lunga inferiore(Monaco 20%, Liechstein 17%, San Marino 94% ).
La riduzione è possibile senza replicare le politiche di tagli e rigore che stanno spopolando in molti paesi europei seppure con i giusti sacrifici per gli appartenenti alla sfera pubblica sammarinese la cui contribuzione al PIL è giusto ricordare è scesa nel 2009 del 16,50%(superiore quindi alla media nazionale). Riduzione dei costi relativi all’acquisizione di beni/servizi necessari al funzionamento della PA tramite la creazione di un ufficio acquisti centralizzato che ne gestisca tutti gli approvvigionamenti(ovviamente prediligendo i fornitori locali) accorpandone i bisogni e spuntando per logica commerciale un miglior costo di acquisto. Il modello potrebbe essere la Consip italiana che si prefigge lo scopo di abbattere del 20% questi costi in Italia(a San Marino una riduzione anche del 5% restituirebbe un risparmio di circa 25 mln di euro che per il bilancio locale sarebbe un importo tutt=92altro che modico).
Riduzione dei costi relativi al personale, non mediante licenziamenti o blocco assunzioni ma attraverso l’applicazione di un criterio di equità che a San Marino non può essere posticipato oltre dal momento che un dipendente pubblico percepisce mediamente una retribuzione del 25% superiore a quella di un privato nel corso di un anno (32.000 euro contro 25.000), una forbice in costante crescita se si pensa che nel 1995 la differenza era pari al 13%.
La riduzione è possibile senza replicare le politiche di tagli e rigore che stanno spopolando in molti paesi europei seppure con i giusti sacrifici per gli appartenenti alla sfera pubblica sammarinese la cui contribuzione al PIL è giusto ricordare è scesa nel 2009 del 16,50%(superiore quindi alla media nazionale). Riduzione dei costi relativi all’acquisizione di beni/servizi necessari al funzionamento della PA tramite la creazione di un ufficio acquisti centralizzato che ne gestisca tutti gli approvvigionamenti(ovviamente prediligendo i fornitori locali) accorpandone i bisogni e spuntando per logica commerciale un miglior costo di acquisto. Il modello potrebbe essere la Consip italiana che si prefigge lo scopo di abbattere del 20% questi costi in Italia(a San Marino una riduzione anche del 5% restituirebbe un risparmio di circa 25 mln di euro che per il bilancio locale sarebbe un importo tutt=92altro che modico).
Riduzione dei costi relativi al personale, non mediante licenziamenti o blocco assunzioni ma attraverso l’applicazione di un criterio di equità che a San Marino non può essere posticipato oltre dal momento che un dipendente pubblico percepisce mediamente una retribuzione del 25% superiore a quella di un privato nel corso di un anno (32.000 euro contro 25.000), una forbice in costante crescita se si pensa che nel 1995 la differenza era pari al 13%.
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