Al momento nessuno dei due, quello sottoscritto in estate da Anis e Csu, o quello di Osla Usl, ha preminenza sull’altro. Infatti prevale il riconoscimento giuridico dei soggetti coinvolti e non il numero dei lavoratori o delle aziende iscritti. Una situazione che non ha precedenti e che ha creato non poco scompiglio nelle associazioni di categoria e sindacali: nel 2009, infatti, al tavolo tripartito con il governo, la sola Osla sottoscrisse il contratto industria, e lo applicò ai suoi associati, non così l’Anis, che chiese alle sue aziende di applicare altre condizioni. L’efficacia “Erga Omnes”, in presenza di un solo contratto però non venne applicata, dal momento che nessuno dei lavoratori delle aziende di Assoindustria, si rivolse al magistrato del lavoro per chiedere l’applicazione del contratto firmato. La stessa Osla estese all’artigianato il contratto industria, ma non era in contrapposizione con quello in essere tra Unas e Csu, specifico del settore. Ora per la prima volta ci sono due accordi sul tavolo e tutto è lasciato ai lavoratori. Ciascuna azienda sarà libera di applicare quello che ritiene più favorevole, dunque Osla o Anis, ma l’ultima scelta spetterà comunque al dipendente, che potrebbe fare ricorso al giudice del lavoro e chiedere un modello migliorativo. Il magistrato del lavoro, siamo nel campo delle ipotesi, dovrebbe applicare le clausole più favorevoli al dipendente, e quindi potrebbe uscire un ibrido tra le due piattaforme. A quel punto, per assurdo, una singola azienda potrebbe dover applicare diverse condizioni contrattuali ai propri lavoratori.
Situazione che ripropone il problema della rappresentatività e di una revisione della legge del ’61, per evitare ogni possibile aberrazione del modello contrattuale.
Giovanna Bartolucci
Situazione che ripropone il problema della rappresentatività e di una revisione della legge del ’61, per evitare ogni possibile aberrazione del modello contrattuale.
Giovanna Bartolucci
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