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Evasione monofase: un solo contribuente deve allo Stato 11 milioni e 300 mila euro

26 apr 2013
Evasione monofase: un solo contribuente deve allo Stato 11 milioni e 300 mila euroLa lista dei furbetti in Consiglio
La lista dei furbetti in Consiglio - Un solo contribuente deve allo Stato 11 milioni e 300 mila euro. Il totale dei crediti è di 188 mili...
La questione è complessa, sicuramente delicata, a tratti incomprensibile per chi non ha una adeguata preparazione finanziaria. Di fatto i furbi ci sono stati, responsabili di comportamenti illeciti che hanno portato ad un accumulo di crediti, da parte dello Stato, per oltre 188 milioni e mezzo. E con tutta probabilità la cifra è destinata a salire. Almeno se si confronta con quella che meno di due anni fa il Segretario Valentini aveva reso noto, sempre rispondendo ad una interpellanza consiliare. Al 28 settembre 2011 l'importo complessivo della monofase scaduta era di 169 milioni e 313 mila euro. E' cresciuta di 19 milioni e 220 mila euro. Frutto di situazioni che maturano nel tempo, di vendite effettuate in Italia e successivamente risultate fasulle o non regolari. Risultato, il mancato introito per l'erario è diventato quasi stratosferico. Vero è, come fa notare il Segretario di Stato alle Finanze, Claudio felici, che la cifra si riferisce agli ultimi 30 anni di gestione economica. Vero è che gli uffici competenti si sono mossi con solerzia e nel rispetto delle leggi. Vero è che si lavora per recuperare il possibile. Ma vero è che ci sono situazioni che fanno letteralmente rizzare i capelli. Come quella di un unico contribuente che deve allo Stato ben 11 milioni e 300 mila euro di monofase non versata. O quell'altro che di milioni ne deve più di 5 o un terzo che si è dimenticato di versare imposte dovute per 3 milioni e 300 mila euro. Tutti e tre ancora non dichiarati inesigibili, perchè mancano gli atti giudiziari formali. Casi limite, è vero, ma 3 contribuenti, da soli, devono allo Stato quasi 20 milioni di euro, l'equivalente di due patrimoniali. Inevitabili le domande su come possa essere accaduto, su quali meccanismi distorti lo abbiamo consentito, sulle eventuali carenze legislative e di regolamento. Felici rassicura, anche se si trova nella scomoda posizione di chi deve spiegare una situazione pregressa che non è dipesa direttamente da lui: “l'amministrazione non si è dimenticata di questi crediti, non c'è nessun lassismo e nessuna intenzione di chiudere un occhio. Nessun condono e nessuno sconto. Continuiamo a lavorare per recuperare il recuperabile”. In totale i contribuenti responsabili di queste “dimenticanze” sono 1.500 e per 500 di questi non c'è più alcuna speranza di arrivare ad alcuna transazione. Non c'è nulla da recuperare e nulla da pignorare o mettere sotto sequestro. Svaniti nel nulla. Alla domanda precisa dei giornalisti se in alcune di queste società possano essere coinvolti personaggi politici, Felici si limita a dire: “Non posso escluderlo”. Per la pubblicazione della lista il responsabile della Finanze garantisce: “sarà resa nota nei prossimi giorni, appena concluse le ultime doverose verifiche”. Annunciato l'elenco delle società non più in attività e dei crediti senza speranza, i cosiddetti inesigibili. Per gli altri, quei contribuenti che pur in debito con lo Stato stanno pagando o si sono impegnati a farlo secondo un preciso percorso, “sarebbe da irresponsabili – dice Felici – divulgare nomi e situazioni, esponendoli ingiustamente ad una penalizzazione che comprometterebbe la loro affidabilità economica”.

Sergio Barducci

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