“Bene il decreto, ma serve ben altro”. OSLA torna così a fare proposte al Governo, dopo un confronto serrato che li ha visti coinvolti per arrivare al decreto per gli aiuti a imprese e famiglie: alcune delle nostre richieste sono state accolte, “ma non basta – scrive l'associazione dei piccoli e medi imprenditori – per scongiurare la chiusura di una moltitudine di realtà”. Sollecita due mosse, in parallelo: concedere liquidità alle aziende, strutturare un piano di investimenti pubblici per il rilancio. Precondizione: “una massiccia iniezione di liquidità, nel sistema bancario, nel bilancio della Stato”, chiedendo così al Governo di muoversi in questo senso, “senza precludersi alcun canale”.
Verso la fase 2: con una lettera aperta ai segretari di Stato, UNAS affronta il problema di una categoria particolarmente colpita dalle misure emergenziali, quella del 'settore benessere' - 120 realtà per 300 addetti, fra parrucchieri e centri estetici, unghie e tatuaggi. Recependo la linea italiana, ma “in maniera ancora più rigorosa nella tutela della clientela” avanzano proposte e linee guida. Sul fronte organizzativo: attività solo su appuntamento per un solo cliente alla volta, definendo distanze di sicurezza con postazioni alternate tra il metro e mezzo e i due metri, laddove possibile anche separé in plexiglass. Sul fronte sanitario: dalla misurazione della temperatura e clienti e personale – per questi anche l'ipotesi di esame preventivo sierologico - fino alle garanzie di igienizzazione, di utilizzo di materiale monouso, nonché uso obbligatorio di dispositivi di protezione individuale, fino agli occhiali protettivi e visiera in plexiglass per i trattamenti che non permettano distanziamento.
Sulle percentuali di erogazione delle malattie l'UCS, chiede, sì “provvedimenti sostenibili”, ma soprattutto che “non creino disparità” e ribadisce, nell'ottica di un confronto costruttivo, la sua posizione: indennità al 100% per personale ISS, Protezione Civile, volontari colpiti da Covid 19; 86% per tutte le persone in quarantena e le altre tipologie di lavoratori e cittadini coinvolti dal contagio; progressione dal 30 all'86% per le restanti malattie comuni e per quelle conclamate che, seppur attualmente di difficile individuazione, potranno essere verificate a fine emergenza.
Indennità di malattia sulle quali l'USL torna a chiedere un confronto per sanare situazioni discriminatorie che guarda poi all'impianto complessivo del decreto 63: plauso al Governo per misure di sostegno a imprese e famiglie, riservandosi però di “valutarne la sufficienza”. Intanto, boccia come “insufficiente e di difficile applicazione” il permesso parentale: “Le 150 ore previste per nucleo e non per singolo genitore, - scrivono - non è adeguato per fronteggiare le difficoltà familiari”.