Un graduale incremento del regime di tassazione - con annessa l'introduzione dell'IVA - per creare un piccolo surplus entro il 2019; contenimento della spesa pubblica, riforma delle pensioni, incremento della flessibilità del mercato del lavoro e accesso a finanziamenti esterni. Questa la ricetta, proposta a San Marino, dal Fondo Monetario Internazionale. A prima vista il pacchetto standard, per i Paesi che versano in questo tipo di difficoltà; misure che – secondo alcuni economisti – possono tuttavia avere un effetto recessivo riducendo la domanda interna. L'FMI si è soffermato in particolar modo sul settore finanziario. Se da una parte il debito pubblico è relativamente basso, le casse dello Stato hanno bassi margini per rispondere a futuri shock di liquidità. Necessario – secondo i Dirigenti dell'Organismo di Washington – mettere in sicurezza le banche e fare i conti con gli elevati stock di NPL. In questo senso è vista con favore l'iniziativa di Banca Centrale di intraprendere un'asset quality review. In base ai risultati di questa – si legge nel rapporto conclusivo – si deve impostare una strategia credibile per Cassa di Risparmio; ogni piano di ristrutturazione – viene sottolineato – deve garantire una fattibilità a lungo termine. Non mancano, comunque, dati lievemente positivi. L'economia di San Marino – si legge nel documento - si sta riprendendo dopo una profonda recessione. Il tasso di disoccupazione è sceso all'8,5% nel dicembre 2016, e si prevede una crescita del PIL dell'1,3% nel medio termine. Tutto ciò, però, non consentirà al Paese di raggiungere i livelli pre-crisi entro i prossimi 5 anni.
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