Mentre il rincaro dei prezzi non accenna a diminuire, i lavoratori e le famiglie tirano sempre di più la cinghia. In Italia come a San Marino. Qui, a novembre, l’inflazione si attesta al 3%, più o meno in linea con la media italiana del 2,8% sull’anno appena trascorso. Ma se si entra nel dettaglio, in base ai dati forniti dall’Ufficio statistica, si scopre che da gennaio a novembre 2011 l’andamento dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati sammarinesi ha subito un notevole rialzo. Il picco si registra nel settore dell’abbigliamento e calzature che sale di quasi 6 punti e mezzo (6,42); stangata di 5 punti in più, in undici mesi, anche per il costo dell’istruzione; in deciso aumento è poi la spesa per la casa, acqua, energia elettrica e combustibili, lievitata di 4,47 punti, per via soprattutto degli adeguamenti tariffari delle utenze domestiche, in vigore proprio dallo scorso anno. Rilevante perché riguarda tutti, è naturalmente la spesa sui prodotti alimentari con 2,21 punti in più, seguiti a ruota da bevande alcoliche e tabacchi (2,09). Pressoché invariate, o al massimo su di un punto, le altre voci: dagli articoli per la casa alle spese per la salute; dai trasporti alle comunicazioni, fino ai costi per spettacoli e cultura. L’unica eccezione, in questo quadro di progressivi aumenti, riguarda i prezzi di alberghi e ristoranti, dove si sfiorano i due punti e mezzo in meno (-2,46).
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
Riproduzione riservata ©