L’obiettivo dell’euro era incrementare l'interdipendenza economica e facilitare il commercio tra gli Stati membri. Questo avrebbe dovuto portare ad una riduzione nelle differenze dei prezzi, a tutto vantaggio dei consumatori. Non è andata così, almeno in Italia, dove negli ultimi 10 anni l’inflazione ha superato il 32%. L’analisi è dell’Ufficio Studi della Confcommercio. A pesare di più, sull’andamento dei prezzi al consumo, sono state le spese per abitazione, acqua, luce e gas, salite del 47,4%. A seguire le voci “alberghi e ristoranti” - +46,2% - e “trasporti”: +37,7%. A dire il vero l’aumento maggiormente rilevante si è registrato nel settore delle bevande alcoliche e dei tabacchi; ma qui – sottolinea confcommercio – ha inciso soprattutto l’aumento dell’imposizione fiscale, che ha fatto schizzare in alto i prezzi del 67,5%. In controtendenza – come è noto – le comunicazioni, scese del 28,3%. C’è poi il +33,6% degli alimentari lavorati e questa è una voce che ha fatto soffrire migliaia di famiglie in questi 10 anni. La spesa sempre più costosa, la difficoltà ad arrivare a fine mese. I motivi di tutto ciò sarebbero diversi, tra questi l’opposizione di molti supermercati alla conversione dei prezzi esattamente secondo il cambio lira/euro, la svalutazione della moneta italiana nel periodo precedente l’introduzione della moneta unica e l’enorme massa del debito pubblico.
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