Da mesi si vocifera che la legge finanziaria 2011 avrebbe dovuto essere costruita all’insegna dell’equità, della giustizia sociale e del rigore, data la difficile congiuntura economica di San Marino. Da altrettanti mesi il sindacato ha chiesto incontri al Governo e ha confermato la disponibilità a sedersi attorno ad un tavolo, assieme alle altre parti sociali, allo scopo di rimuovere le ragioni dell’attuale profonda crisi e individuare insieme le vie per una rapida fuoriuscita. Ma tutti questi appelli sono caduti tutti nel vuoto, ed oggi forse abbiamo scoperto i motivi. A quanto pare nessuno è in possesso della manovra finanziaria del 2011, tranne la maggioranza di Governo; dai giornali - che sono finora gli unici che anticipano alcuni contenuti - apprendiamo che attraverso l’applicazione di un’addizionale straordinaria vi saranno tagli del 5%, del 10% e del 15% su tutti i redditi, stipendi e salari compresi, oltre ad un taglio del 10% sulle indennità dei pubblici dipendenti, e ancora qualcosa di più a carico dei più ricchi. Si ipotizzano tasse speciali per le pensioni e l’aumento dell’1% dei versamenti contributivi per il fondo pensioni. Si parla poi di una tassa sui servizi (di quali servizi non si sa), e di tagli al personale. Sembra non vi sia nessuna menzione di nuove entrate recuperate all’evasione e all’elusione, così come sembra non vi sia traccia di stanziamenti per favorire lo sviluppo del paese ed impostare un nuovo modello economico basato sul lavoro e sulla trasparenza, per dare una speranza anche ai giovani. Per contro il Governo, con la famosa delibera del 13 settembre ha unilateralmente stabilito che per i prossimi quattro anni non vi dovranno essere incrementi delle retribuzioni, dando il là anche alle associazioni imprenditoriali private di imboccare la strada della totale chiusura al rinnovo dei contratti (cosa di cui ho già scritto ieri). Allora da una parte non si vogliono rinnovare i contratti perché c’è la crisi, e allo stesso tempo, sempre a causa della crisi, si aumentano le imposte ai soliti noti (i lavoratori dipendenti) senza avere prima effettuato una seria riforma fiscale che faccia veramente pagare chi possiede ingenti ricchezze e patrimoni. Ma veramente pensiamo che in questi ultimi anni in questo paese ci siamo arricchiti tutti allo stesso modo? Non è forse vero che una parte di cittadini e non di questo paese si sono arricchiti a dismisura, causando anche una gran parte dei problemi che il paese sta ora attraversando? Allora se questo è, perché a pagare devono essere solo i lavoratori? Perché sono i lavoratori che hanno le dichiarazioni più alte rispetto, in molti casi, ai propri datori di lavoro? Perché è facile quando tutto va bene fare arricchire le varie caste politiche ed economiche e distribuire qualche briciola ai poveracci, ai quali poi verranno tolte, e per di più con gli interessi quando la situazione volge al peggio. Fino a poche settimane fa il Sindacato si è detto disponibile a dare il suo contributo per tirare fuori il paese dalle difficoltà; ma se l’idea del potere politico ed economico è sempre quella di volersi avvantaggiare sui lavoratori, tutti i lavoratori, in termini economici e normativi, allora il sindacato saprà fare la sua parte. Se quanto leggiamo ora sui giornali venisse ulteriormente confermato, posso affermare fin da ora che non saremo disponibili a farci mettere le mani in tasca da questo Governo così come da altri, e non esiteremo a lanciare una grande campagna di mobilitazione, compreso un grande sciopero generale allo scopo di chiedere il ritiro di provvedimenti iniqui ed ingiusti nei confronti della popolazione, per rilanciare una politica a sostegno dello sviluppo del paese che sembra totalmente assente da questa legge finanziaria.
Giuliano Tamagnini - Segretario Generale CSdL
Giuliano Tamagnini - Segretario Generale CSdL
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