“L'equità si allontana”, secondo la commissione delle libere professioni, soprattutto, sostiene, dopo le ultime concessioni fatte dal governo ai sindacati. “Aumenta in maniera ingiustificata – è l'accusa dei liberi professionisti – la forbice tra autonomi e dipendenti, a netto favore di questi ultimi”. Infatti, spiegano, agli autonomi è stato assegnato il trattamento proporzionale del 17%, mentre è loro precluso l'accesso alla no tax area e ai consumi Smac. La riduzione di tre punti delle aliquote per i redditi fino a 40mila euro aumenta poi la forbice tra dipendenti e autonomi. Per questo chiedono il ritorno all'autonomia del loro fondo pensioni per ridurre l'onere attuale. “Analizzando le tabelle pubblicate in questi giorni dalla Csu – continuano – non possiamo non rimanere sconcertati nel constatare che, attualmente, per le fasce più basse di reddito i dipendenti pagano un ventesimo di quello che paga mediamente un lavoratore autonomo”. Tanti i no da parte dei liberi professionisti: no allo scontro sociale, e alla pubblicazione di tabelle comparative spacciate per verità assoluta. No alla richiesta di ulteriori sacrifici ai liberi professionisti, no deciso infine all'istituzione di uno Stato di polizia, con finalità esclusivamente repressive. “L'amministrazione finanziaria ha già, dai propri uffici, tutti gli elementi e le tecnologie sufficienti per effettuare controlli, accedere ai data base del sistema e predisporre così controlli annuali sulle dichiarazioni di tutti i contribuenti. Respingiamo con forza – concludono – il messaggio evasione uguale lavoro autonomo. Anche per il nostro Consiglio l'evasore danneggia profondamente non solo lo Stato ma anche e soprattutto i contribuenti che hanno mantenuto un rapporto di massima trasparenza e lealtà nei confronti dell'amministrazione finanziaria, e dunque dello Stato”.
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