Tutti gli occhi sono puntati su settembre. Sarà quello il banco di prova, la verifica sul campo di quelle che, per ora, sono solo previsioni. “Sarà un autunno caldo”, avvertono i sindacati. Fino ad oggi i numeri hanno dato loro ragione. Nel solo mese di luglio aziende produttive anche importanti, prima della pausa estiva, hanno lasciato a casa una cinquantina di lavoratori. Ad agosto è stata la volta di aziende con al massimo due dipendenti; una decina ha licenziato circa 15 persone. Numeri che erano nell’aria e che non colgono di sorpresa la Csu. “Queste riduzioni di personale erano già state annunciate” – spiega Ivan Toni della Fuli csdl. Ma è sul futuro che si concentrano i timori delle due confederazioni. Timori che camminano a braccetto con l’incertezza. Non è un mistero che numerose attività stiano decidendo sul da farsi, valutando se rimanere in territorio. “Le peculiarità che avevamo non esistono più – continua Ivan Toni - è soprattutto la piccola imprenditoria ad avere paura.” La crisi e la competizione l’hanno messa in ginocchio, il decreto incentivi ha fatto il resto. Tutti si chiedono cosa succederà. E guardando oltre confine la situazione politica non fa che aumentare i dubbi. I rapporti con l’Italia sono freddi, ma se dovesse cadere il “Governo Berlusconi” San Marino sarebbe costretta a ricominciare tutto daccapo, riavviando contatti e trattative. E oggi il fattore tempo non può più passare in secondo piano.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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