OSLA considera la riforma tributaria, così come sta prendendo forma, un'occasione persa per tentare di rilanciare il sistema economico sammarinese. L’attuale progetto di legge appare privo di quel coraggio necessario per affrontare la crisi di risorse che da almeno 4 anni sta mettendo a dura prova la resistenza della nostra Repubblica. Nemmeno appare legittimo chiamare la normativa in oggetto “RIFORMA”. Si tratta di un semplice progetto di legge che non ha le caratteristiche necessarie a dare una FORMA NUOVA al sistema tributario sammarinese. Manca completamente dell’inserimento di due colonne portanti su cui si dovrebbe basare una riforma sammarinese e che dovrebbero fare da cardine per tutta la restante giungla normativa. OSLA individua queste due colonne portanti in una reale equità fiscale sintetizzabile nel principio “a parità di reddito parità di aliquota” eliminando o quantomeno diminuendo la diversità di prelievo fiscale tra il lavoratore dipendente e quello autonomo e nello studio nel nostro sistema tributario dell’imposta sul valore aggiunto (I.V.A.), che comunque dovrà essere oggetto di discussioni in altra sede nell'ambito delle imposte indirette. Non è più concepibile una ingiustificata diversificazione nella proporzione di prelievo tra i redditi del dipendente e quello dell’imprenditore. E’ un sistema che ad attenta analisi oltre a legittimare ed aumentare disparità sociale tra il dipendente e l’autonomo, impedisce ai giovani che tentano la strada dell’impresa di proseguire il loro percorso soffocandone le risorse economiche a vantaggio degli imprenditori già da anni sul mercato, impedendo quindi un ammodernamento ed uno sviluppo trainante di tutta la rete imprenditoriale. Oltre ai principi generali già evidenziati, OSLA continua a rimarcare e suggerire correttivi specifici che da anni rimangono inascoltati, quali ad es. la ridefinizione della disciplina degli assegni famigliari eventualmente eliminandoli per i redditi più elevati ed introducendo il quoziente famigliare quale metodo di compensazione ed equità. Preso atto della intelligente diminuzione del numero degli scaglioni I.G.R. per i lavoratori dipendenti, si chiede una loro riduzione all’8%-16%-24% uguale per tutti sia per i dipendenti quanto per i lavoratori autonomi. Superamento del divieto di lavoro per i pensionati ed introduzione di tassazione separata. Detassazione del lavoro straordinario. Deduzione fiscale dei consumi con la SMaC.
Ovvio che in questa tragica fase storica lo Stato ha bisogno di introiti immediati, ma soffocare il lavoratore dipendente ed ancor più l’imprenditore con nuovi balzelli, aumentandoli anziché diminuirli, nel compulsivo tentativo di coprire i debiti di una eccessiva spesa corrente che si rivela come un pozzo senza fondo è sintomo di assenza di idee, di assenza di investimenti e preludio di una disfatta. OSLA evidenzia che la “riforma tributaria”, così come concepita, è inutile senza la normalizzazione del rapporto italo-sammarinese e quindi l’uscita dalla famigerata black-list. Sarebbe bene subordinare i lavori di riforma tributaria all’effettiva normalizzazione dei rapporti con l’Italia e concentrarsi su altri settori. Diversamente sarebbero necessarie soluzioni come già detto ben più coraggiose di quelle messe in campo. Tale “riforma” rimarrà inutile anche se non si prevedrà l’eliminazione a breve della minimum tax e della tassa patrimoniale che pendono sui cittadini e sui lavoratori come una spada di Damocle. OSLA esprime anche rammarico nei confronti di quelle parti sociali che in questi giorni con i loro comunicati stampa continuano a non capire la necessità di fare sistema e perseverano nell’errore di scagliarsi contro il mondo imprenditoriale suggerendo aberranti soluzioni quali la limitazione degli oneri deducibili per le società e per i lavoratori autonomi e una nuova definizione dei beni strumentali per le imprese. Suggerimenti che denotano una conoscenza superficiale del mondo dell’impresa e della logica dello sviluppo economico.
Ovvio che in questa tragica fase storica lo Stato ha bisogno di introiti immediati, ma soffocare il lavoratore dipendente ed ancor più l’imprenditore con nuovi balzelli, aumentandoli anziché diminuirli, nel compulsivo tentativo di coprire i debiti di una eccessiva spesa corrente che si rivela come un pozzo senza fondo è sintomo di assenza di idee, di assenza di investimenti e preludio di una disfatta. OSLA evidenzia che la “riforma tributaria”, così come concepita, è inutile senza la normalizzazione del rapporto italo-sammarinese e quindi l’uscita dalla famigerata black-list. Sarebbe bene subordinare i lavori di riforma tributaria all’effettiva normalizzazione dei rapporti con l’Italia e concentrarsi su altri settori. Diversamente sarebbero necessarie soluzioni come già detto ben più coraggiose di quelle messe in campo. Tale “riforma” rimarrà inutile anche se non si prevedrà l’eliminazione a breve della minimum tax e della tassa patrimoniale che pendono sui cittadini e sui lavoratori come una spada di Damocle. OSLA esprime anche rammarico nei confronti di quelle parti sociali che in questi giorni con i loro comunicati stampa continuano a non capire la necessità di fare sistema e perseverano nell’errore di scagliarsi contro il mondo imprenditoriale suggerendo aberranti soluzioni quali la limitazione degli oneri deducibili per le società e per i lavoratori autonomi e una nuova definizione dei beni strumentali per le imprese. Suggerimenti che denotano una conoscenza superficiale del mondo dell’impresa e della logica dello sviluppo economico.
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