Patrimoniale permanente? I dubbi di Osla, le rassicurazioni delle Finanze
Rimane il problema di fondo del rilancio dell'economia
“Se l'intenzione fosse stata quella di introdurre una sorta di viatico per una imposta patrimoniale permanente avremmo lasciato le cose come stavano”, la risposta del Segretario alle Finanze Gatti al dubbio di Osla vuole essere un chiarimento sulle motivazioni che ci sono dietro al Decreto Delegato 142/2020, promulgato il 21 agosto, norma in tema di dichiarazione delle attività patrimoniali e finanziarie detenute all'estero e delle quote societarie. La perplessità degli imprenditori nasceva proprio dal fatto che l'obbligo in questione è già previsto in uno specifico quadro in allegato alla dichiarazione dei redditi, “la nostra volontà era appunto rendere autonoma la dichiarazione” spiega il Segretario Gatti. “Ma si è creato un tassello burocratico in più" tira le fila Osla, che ricorda come per attività o quote non dichiarate siano previste sanzioni, 3% del loro valore. Nel ribadire la contrarietà all'introduzione di imposte sui patrimoni, a maggior ragione in un momento di crisi economica come quello attuale, gli imprenditori calano l'asso svelando il vero problema: “rappresentiamo il mondo delle imprese, avremmo voluto vedere prendere provvedimenti diversi, misure di incentivi agli investimenti, stanziamenti a fondo perduto, facilitazioni all'accesso al credito, piani straordinari di sviluppo”. E non ulteriori appesantimenti burocratici, che scoraggiano ogni tentativo di iniziativa imprenditoriale.