“La riforma della pubblica amministrazione non può prescindere da un analisi del suo contesto politico e contrattuale” questo il primo punto programmatico indicato dalla FUPI-Csdl nel suo documento. Una volta individuata la PA come un’eredità dei tempi degli allegri sprechi, non si deve per forza pensare alla privatizzazione a marce forzate come unica strada percorribile. Il progetto di riforma che si sta per avviare si propone, allo stesso tempo, di contenere la spesa pubblica e migliorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi. In pratica un riassetto delle risorse umane. Per la Fupi oltre alla riqualificazione del personale, le innovazioni dovrebbero interessare anche le strutture, i processi di lavoro, le applicazioni tecnologiche, telematiche e qualsiasi attività che implichi un cambiamento nella gestione delle risorse e nell’erogazione dei servizi. Nell’attuale PA c’è da colmare inoltre una grave lacuna: la totale mancanza di un monitoraggio su assetto organizzativo, qualità, pianificazione strategica e controllo di gestione. Un’ottimizzazione a 360° potrebbe costituire quindi un’alternativa migliore e più economica rispetto a privatizzazione selvaggia e taglio degli esuberi. Così si può riassumere la proposta di riforma della Fupi. Per realizzarla non servono tanto modelli, quanto obiettivi da porsi in fasi successive. Obiettivi che devono essere chiari, condivisi, raggiungibili e, se necessario, rivedibili.
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