
In vista del rinnovo del contratto pubblico impiego, l'Ufficio Studi della CDLS fotografa lo stato di salute della Pubblica Amministrazione Allargata, con focus sulle retribuzioni negli ultimi anni.
Un andamento – scrive il sindacato - “tutt'altro che virtuoso”. Il termine della vacanza contrattuale ha prodotto un rinnovo che ha garantito per il periodo 2022/2023 aumenti complessivi del 6% a fronte, però, di un’inflazione del 15,70%. Numeri che invitano ad una riflessione alla luce dell'imminente apertura dei tavoli negoziali. “Sarà opportuno – scrive la Cdls - affrontare il tema non solo degli aumenti per armonizzare le retribuzioni al tasso inflazionistico futuro, ma anche del recupero dello scostamento tra aumenti passati ed inflazione che, al momento, risulta pari al 9.70%”.
Questione già affrontata nel recente rinnovo del contratto industria, ritenuto un valido punto di riferimento anche per le prossime trattative di settore. Si è infatti pattuito sia un recupero parziale dello scostamento del 4% nei prossimi 5 anni, sia il riconoscimento di un ulteriore scatto di anzianità del 2.5%. Risultati che non solo garantiscono dignità al lavoro ma che permettono di offrire un servizio pubblico di qualità. Rendere l’impiego pubblico attrattivo per i talenti, giovani e non, significa anche rafforzare la competitività internazionale dello Stato e migliorare la qualità della vita della cittadinanza. Da qui l'invito ad un cambio di rotta: "il tentativo di disincentivare l’impiego in questo settore per mere questioni di bilancio deve essere contrastato”, avverte la Cdls, che promette battaglia.
C'è anche un altro dato che allarma ed è quello anagrafico. Quasi la metà dei lavoratori del settore pubblico sono over 50, contro il 34.23% del settore privato. Migliori condizioni contrattuali diventano quindi necessarie per rispondere alle aspettative dei giovani e garantire il turnover. Mentre, per donne e madri, si invoca il lavoro agile, “strumento essenziale per una gestione più equilibrata dei tempi di vita e lavoro”.