Discutere di turismo con la stagione entrata già nel suo vivo, non si può dire sia oggettivamente il massimo. Sarebbe stato forse più utile per tutti, stringere i denti, tirare avanti e a stagione estiva conclusa, confrontarsi anche duramente e fare un bilancio sui fatti e non sulle chiacchiere. Si discute o prima o dopo la partita, mai durante, per capirsi.
Non aiuta neppure molto il dialogo, sopratutto visto dagli occhi del turista straniero - un pò perplesso un pò divertito - la campagna paramediatica per cui chi entra a comprare qualcosa in un negozio si trova coinvolto suo malgrado in beghe a lui profondamente estranee e moleste, visto che se in vacanza si preferisce cercare di dimenticare i propri problemi, figuriamoci inciampare in quelli degli altri.
Il turista chiede oggi rispetto, educazione e professionalità. Porta soldi e lavoro nonostante qualcuno - anche sul Titano - sembra pensare che si tratti solo di una mucca da mungere. Solo che ormai le mucche - se non si trovano bene - non tornano e si passano la voce da una stalla all'altra.
Tant'è. Il problema resta. Le aperture per legge non convincono molto gli esperti di turismo e di diritto che comunque sono altrettanto scandalizzati quando si trovano ad esempio di fronte una offerta legalizzata di prodotti taroccati o di pessimo gusto. Il turismo è cambiato, è stato rivoluzionato anche lui dalla rivoluzione tecnologica per cui con un solo click chiunque può comunicar a decine, centinaia, migliaia di persone che nel posto X ci sono dei "truffatori" che vendono liquori o profumi fasulli o che fanno pagare 10 euro un caffè e una brioche malamente scongelata. Vero a Roma come a Venezia come a Firenze come anche a San Marino, forse con la differenza che nelle altre realtà chi non vuole roba taroccata o cineserie, trova facilmente delle alternative.
Il turismo per cui si lavorava tre mesi e poi Caraibi è definitivamente finito. Finito. Non tornerà più. Persino i pullman russi oggi arrivano con le idee molto chiare su cosa e dove comprare e non è certo con metodi e trucchi vecchi come il cucco, come la mancia alla guida o all'autista di turno, l'adescamento dello sprovveduto turista (categoria ormai non molto diffusa) che ci si adegua al nuovo mercato turistico, diverso da quello di ieri come un cellulare è diverso dal telefono a muro dei nostri nonni.
Chi opera nel commercio turistico deve sapere che i tempi in cui lo Stato interveniva a coprire, finanziare, sopperire alle incapacità gestionali, sono comunque finiti. Oggi e al limite la Repubblica può incentivare chi dimostra di meritarselo. Si possono sempre fare accordi con firme prestigiose che potrebbero offrire una enorme convenienza rispetto a Rimini proprio per le condizioni fiscali sammarinesi. Tornerebbero le file da fuori perchè un oggetto firmato e di qualità - rigorosamente originale, purtroppo tocca specificarlo - che sia conveniente è ancora uno dei migliori veicoli promozionali. Si possono formare fra i giovani nuovi operatori che abbiano voglia e imparino a lavorare nel settore.
È necessario insomma, se si vuole cambiare marcia, trovare una alternativa a quelle che erano le sigarette e il liquori di mezzo secolo fa. Valorizzare le offerte che ci sono e che sono valide. Un esempio fra gli altri il caso del pressocchè ignorato Museo delle Armi; sarebbe interessante a questo proposito leggere le statistiche del pubblico interessato sulle riviste specializzate in Europa perchè sono cifre impressionanti. Centinaia e centinaia di migliaia di persone sono appassionate non necessariamente assetate di sangue di questo settore. Se anche solo una minima percentuale sapesse che a San Marino c'è una delle più belle collezioni al mondo, le statistiche sarebbero sicuramente condizionate verso l'alto. Solo per fare un esempio.
Il turista in sintesi si è evoluto, si informa, si organizza, ha tutto il mondo nel suo tablet. Il mercato turistico deve fare lo stesso se vuole avere prospettive reali senza dover correre a piangere, a chiedere, a minacciare, a contrattare qualche pugno di voti, da mamma Repubblica perchè gli risolva i suoi problemi. Lo Stato stabilisca democraticamente le strategie, gli obiettivi le regole del gioco ma lasci poi giocare la partita perchè la partita la giocano sempre i giocatori e non le federazioni. Sono loro - piaccia o no - che vanno in campo, che rischiano le gambe, che vincono o che perdono le partite. Si chiama non a caso "mercato" e le regole sono antichissime e sempre le stesse. Quelle no che non sono cambiate e fra queste, come sanno bene i vecchi commercianti di una volta, chi non lavora non mangia e chi sbaglia paga.
Non aiuta neppure molto il dialogo, sopratutto visto dagli occhi del turista straniero - un pò perplesso un pò divertito - la campagna paramediatica per cui chi entra a comprare qualcosa in un negozio si trova coinvolto suo malgrado in beghe a lui profondamente estranee e moleste, visto che se in vacanza si preferisce cercare di dimenticare i propri problemi, figuriamoci inciampare in quelli degli altri.
Il turista chiede oggi rispetto, educazione e professionalità. Porta soldi e lavoro nonostante qualcuno - anche sul Titano - sembra pensare che si tratti solo di una mucca da mungere. Solo che ormai le mucche - se non si trovano bene - non tornano e si passano la voce da una stalla all'altra.
Tant'è. Il problema resta. Le aperture per legge non convincono molto gli esperti di turismo e di diritto che comunque sono altrettanto scandalizzati quando si trovano ad esempio di fronte una offerta legalizzata di prodotti taroccati o di pessimo gusto. Il turismo è cambiato, è stato rivoluzionato anche lui dalla rivoluzione tecnologica per cui con un solo click chiunque può comunicar a decine, centinaia, migliaia di persone che nel posto X ci sono dei "truffatori" che vendono liquori o profumi fasulli o che fanno pagare 10 euro un caffè e una brioche malamente scongelata. Vero a Roma come a Venezia come a Firenze come anche a San Marino, forse con la differenza che nelle altre realtà chi non vuole roba taroccata o cineserie, trova facilmente delle alternative.
Il turismo per cui si lavorava tre mesi e poi Caraibi è definitivamente finito. Finito. Non tornerà più. Persino i pullman russi oggi arrivano con le idee molto chiare su cosa e dove comprare e non è certo con metodi e trucchi vecchi come il cucco, come la mancia alla guida o all'autista di turno, l'adescamento dello sprovveduto turista (categoria ormai non molto diffusa) che ci si adegua al nuovo mercato turistico, diverso da quello di ieri come un cellulare è diverso dal telefono a muro dei nostri nonni.
Chi opera nel commercio turistico deve sapere che i tempi in cui lo Stato interveniva a coprire, finanziare, sopperire alle incapacità gestionali, sono comunque finiti. Oggi e al limite la Repubblica può incentivare chi dimostra di meritarselo. Si possono sempre fare accordi con firme prestigiose che potrebbero offrire una enorme convenienza rispetto a Rimini proprio per le condizioni fiscali sammarinesi. Tornerebbero le file da fuori perchè un oggetto firmato e di qualità - rigorosamente originale, purtroppo tocca specificarlo - che sia conveniente è ancora uno dei migliori veicoli promozionali. Si possono formare fra i giovani nuovi operatori che abbiano voglia e imparino a lavorare nel settore.
È necessario insomma, se si vuole cambiare marcia, trovare una alternativa a quelle che erano le sigarette e il liquori di mezzo secolo fa. Valorizzare le offerte che ci sono e che sono valide. Un esempio fra gli altri il caso del pressocchè ignorato Museo delle Armi; sarebbe interessante a questo proposito leggere le statistiche del pubblico interessato sulle riviste specializzate in Europa perchè sono cifre impressionanti. Centinaia e centinaia di migliaia di persone sono appassionate non necessariamente assetate di sangue di questo settore. Se anche solo una minima percentuale sapesse che a San Marino c'è una delle più belle collezioni al mondo, le statistiche sarebbero sicuramente condizionate verso l'alto. Solo per fare un esempio.
Il turista in sintesi si è evoluto, si informa, si organizza, ha tutto il mondo nel suo tablet. Il mercato turistico deve fare lo stesso se vuole avere prospettive reali senza dover correre a piangere, a chiedere, a minacciare, a contrattare qualche pugno di voti, da mamma Repubblica perchè gli risolva i suoi problemi. Lo Stato stabilisca democraticamente le strategie, gli obiettivi le regole del gioco ma lasci poi giocare la partita perchè la partita la giocano sempre i giocatori e non le federazioni. Sono loro - piaccia o no - che vanno in campo, che rischiano le gambe, che vincono o che perdono le partite. Si chiama non a caso "mercato" e le regole sono antichissime e sempre le stesse. Quelle no che non sono cambiate e fra queste, come sanno bene i vecchi commercianti di una volta, chi non lavora non mangia e chi sbaglia paga.
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