Un referendum per agganciare le buste paga all’inflazione. Questo il passaggio chiave della relazione che il segretario Marco Tura ha letto nella prima serata del 14esimo Congresso della Cdls. Nel 2008 la confederazione si schierò contro un referendum analogo, ma da allora – ha detto Tura – “non sono passati solo quattro anni, ma un’era geologica”. I delegati con un applauso hanno approvato la dirompente proposta di Tura che invece ha spiazzato le controparti presenti in sala, in particolare l’Anis già bacchettata poco prima per la mancata firma al tavolo tripartito del 2009.
In oltre un’ora di relazione il segretario uscente ha poi affrontato i principali temi cerchiati in rosso nell’agenda economico sindacale.
Sulla riforma del lavoro Tura pensa sia irrealistico partire dal decreto dell’autunno scorso. In tema di flessibilità – ha detto - non siamo all’anno zero. Anzi “i livelli del nostro sistema, con un 50% potenziale di frontalieri e quindi di contratti a termine non ha confronto con molti paesi europei”.
Sulla Pa Tura lamenta la mancanza di cambiamenti concreti a fronte dell’ennesima legge di indirizzo, frutto di un processo lungo e incerto. E sui precari pubblici il segretario uscente rileva che l’eccesso di tatticismo della controparte e il ripetuto gioco al ribasso stanno mortificando i diritti di tanti lavoratori che da anni vivono nell’incertezza.
Capitolo riforma fiscale: Tura chiede al Governo di reinserirla al centro dell’agenda e di accelerare. “Ulteriori slittamenti si spiegherebbero solo con le difficoltà politiche a rimuovere interessi, privilegi e vantaggi a favore di lobby e corporazioni”.
E sul frontalierato “inaccetabile - ha detto - la tassa etnica”. Anche il Papa, ha ricordato Tura, ha auspicato una soluzione, nella visita dello scorso mese di giugno. “Parole che, pochi mesi dopo, sono cadute nel vuoto con la conferma in finanziaria dell’articolo 56”.
Luca Salvatori
In oltre un’ora di relazione il segretario uscente ha poi affrontato i principali temi cerchiati in rosso nell’agenda economico sindacale.
Sulla riforma del lavoro Tura pensa sia irrealistico partire dal decreto dell’autunno scorso. In tema di flessibilità – ha detto - non siamo all’anno zero. Anzi “i livelli del nostro sistema, con un 50% potenziale di frontalieri e quindi di contratti a termine non ha confronto con molti paesi europei”.
Sulla Pa Tura lamenta la mancanza di cambiamenti concreti a fronte dell’ennesima legge di indirizzo, frutto di un processo lungo e incerto. E sui precari pubblici il segretario uscente rileva che l’eccesso di tatticismo della controparte e il ripetuto gioco al ribasso stanno mortificando i diritti di tanti lavoratori che da anni vivono nell’incertezza.
Capitolo riforma fiscale: Tura chiede al Governo di reinserirla al centro dell’agenda e di accelerare. “Ulteriori slittamenti si spiegherebbero solo con le difficoltà politiche a rimuovere interessi, privilegi e vantaggi a favore di lobby e corporazioni”.
E sul frontalierato “inaccetabile - ha detto - la tassa etnica”. Anche il Papa, ha ricordato Tura, ha auspicato una soluzione, nella visita dello scorso mese di giugno. “Parole che, pochi mesi dopo, sono cadute nel vuoto con la conferma in finanziaria dell’articolo 56”.
Luca Salvatori
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