La via del confronto è ancora lunga, ma inizia a delinearsi il progetto di legge per la riforma delle pensioni in vista della presentazione a giugno. Al momento, si può parlare solo di ipotesi. Istituzioni e sindacati sono ancora all'inizio dell'analisi dell'articolato. La principale proposta resta il passaggio da quota 100 a 103, cioè la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi e 63 di età. Se si raggiunge la soglia ma non si ha l'età necessaria, l'ipotesi è di ridurre la pensione del 20% ai 60enni, del 15% per i 61enni e del 10% per i 62enni. Gli addetti ai lavori assicurano, però, che saranno previste tutele per chi ha molti anni di versamenti.
Nella bozza di riforma – che punta ad un sistema pensionistico sostenibile - anche la proposta di innalzamento della quota di contributi a carico dei lavoratori dipendenti e un sistema di penalizzazioni o incentivi se si intende, rispettivamente, accedere alla pensione di vecchiaia prima o dopo. Uno dei nodi, prevedono i sindacati, sarà quello dell'intervento dello Stato in favore dei fondi pensione: l'idea principale è di calibrare il contributo in base all'andamento del Pil.
Sul fronte contributi di solidarietà, si parla di un sistema a scaglioni con percentuali di 'trattenute' che aumentano più è alta la pensione. Anche se, nel futuro, spiegano i tecnici, si andrà verso una diminuzione dei 'tagli'. Attenzione puntata poi sul FondISS, con la proposta di incrementarlo, in un sistema che dovrebbe rimanere retributivo. I sindacati restano sul chi va là e si preparano a un nuovo incontro a fine mese. Enzo Merlini, segretario generale Csdl, parla di un confronto “a rilento”. “Non si capisce – aggiunge – se ci sia la volontà di tenere conto delle nostre osservazioni”. Per Gianluca Montanari, segretario generale Cdls, è necessaria una riforma per “affiancare primo e secondo pilastro come si deve”. Gli articoli finora analizzati, prosegue, dovranno “essere completamente modificabili”.