Non solo avvocati e notai, ma anche commercialisti, ingegneri e architetti, geometri, periti industriali e geologi dicono no al progetto di riforma proposto dal governo. L’idea di accorpare categorie ritenute del tutto disomogenee tra loro, quali liberi professionisti, artigiani e commercianti, proprio non piace. I primi a protestare sono stati gli avvocati, che infatti incrociano le braccia dal 6 giugno. E non è escluso che anche le altre categorie li seguano. Garantiscono assistenza in caso di arresti e udienze per reati dolosi, non per quelli colposi. Agli avvocati, in particolare, preme risolvere anche le croniche carenze in tribunale, la mancanza di due magistrati e il poco personale in cancelleria. Il segretario alla Sanità Podeschi spera comunque di riportarli a più miti consigli. In dettaglio, le categorie parlano di aumento “immediato e spropositato” delle aliquote contributive, che passerebbero dal 12 al 22%, “sin da ora insufficiente – sottolineano – a garantire l’equilibrio del nuovo fondo anche nel breve periodo”. E ritengono inaccettabile che i loro risparmi previdenziali siano utilizzati per colmare il deficit di altri fondi.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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