Il Factory denuncia il tentativo di “clonare la sua attività”. “Da nove anni, - scrive – operiamo nella struttura commerciale che occupa 67 addetti, versando allo stato imposte per 1 milione e mezzo di euro l’anno, e attraendo migliaia di visitatori”. Precisa inoltre di aver corrisposto per la locazione alla Angie S.a. proprietaria della sede attuale, oltre 651 mila euro l’ anno per 9 anni. . Ora la maggioranza dei nostri patners, - prosegue la nota - ha confermato la volontà di continuare il nostro rapporto di collaborazione, nonostante iniziative di pressing attuate a nome e per conto della proprietà dell’immobile nel quale esercitiamo a tutt’ oggi la nostra attività. Inquietante appare anche la successione dei fatti: dall’ avvio dei lavori di ristrutturazione della nuova sede a Rovereta, alla successiva ispezione dell’ Ispettorato di controllo del territorio che dichiarava la conformità degli interventi, i successivi certificati del dirigente ufficio urbanistica che non accertavano violazioni, una ulteriore riconferma della conformità degli interventi dell’ispettorato e il giorno seguente l’ordinanza del dirigente dell’urbanistica per la sospensione dei lavori. Nella vicenda interviene anche il titolare della Braschi Fur, uno dei condomini dell’edificio che dovrà ospitare il Factory, esprimendosi a favore del trasferimento. Intanto la dirigente dell’Ufficio Urbanistica precisa di non aver presentato ricorso: “L unico motivo per cui non l’ ho fatto – ha detto Sara Giusti - è perché non è prassi del mio Ufficio”. Mentre stanno studiando le carte e valuteranno se presentare o meno ricorso contro l’ordinanza del tribunale i legali della Immobiliare Domus, che già si erano costituiti parte civile.
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