Le famose Società a responsabilità limitata per ottenere la licenza devono depositare un capitale sociale, ovvero una somma di denaro che, ad oggi, corrisponde a 25.500 euro.
Ora, che fine fanno questi soldi? In teoria, visto che, accanto alla parola “capitale” troviamo “sociale”, essi dovrebbero essere utilizzati nei casi di insolvibilità della società stessa, per pagare i dipendenti e/o i fornitori. Ma, purtroppo, così non è. Infatti, una volta depositato, il capitale sociale finisce col diventare, quasi sempre, denaro disponibile per gli interessi privati dell’imprenditore: l’unico vincolo che permane è quello dell’utilizzo di tale denaro per spese inerenti l’oggetto della licenza. Un esempio classico è quello del ritiro del capitale sociale motivato dall’acquisto di un’ automobile (solitamente di lusso!), giustificato dalla necessità di utilizzarla per viaggi di rappresentanza. Questa giustificazione, fra l’altro, è applicabile alla maggior parte degli oggetti sociali delle licenze . Ecco fatto: il capitale sociale, trasformato magicamente in un’ automobile (che, fra l’altro, col tempo si svaluta!), scompare! A questo punto se la società diventasse insolvente, nessuno dei soci si vedrebbe sottrarre nulla, salvo i beni intestati alla società stessa. Molto spesso, purtroppo, abbiamo avuto modo di osservare, che nella realtà dei fatti, il valore dei beni intestati è risultato insufficiente a corrispondere sia ai dipendenti che ai fornitori quanto dovuto, mentre i soci insolventi sfrecciavano fulminei su fiammeggianti auto di lusso (intestate ad un leasing) proprio davanti a loro!
La mia proposta, attraverso al Movimento per San Marino, è quella di alzare la quota del capitale sociale da depositare (anche attraverso una ripartizione dell’ammontare totale della cifra dovuta in un piano pluriennale, per non gravare in modo eccessivo sulle società, soprattutto in questo momento di crisi) ma, cosa più importante: il capitale sociale non dovrà più essere toccato. Quest’ultimo, infatti ,dovrà rimanere depositato e maturare degli interessi , come è giusto che sia, ma lo si dovrà utilizzare, appunto, solo per scopi sociali, quindi solo nel caso in cui i dipendenti non percepiscano lo stipendio, oppure un fornitore non venga pagato. Se i soci si dimostreranno capaci e, nel corso del tempo, effettueranno regolarmente i pagamenti , in quel caso e solo in quello, allora, alla chiusura della società, si potranno riprendere il proprio denaro con gli interessi maturati. Questo potrebbe essere un piccolo intervento utile per il risanamento, ma una grande risorsa per chi rimane ingiustamente senza stipendio o senza vedersi corrispondere il pagamento per beni o servizi forniti.
Il cambiamento per il nostro Movimento Per San Marino deve riguardare tutto quello che è ingiusto. Occorre ritornare ad uno stato di diritto, iniziare un nuovo percorso, lontano dalla politica sconsiderata e clientelare, che ci ha governato negli ultimi vent’anni!
Comunicato stampa Davide Terenzi
Ora, che fine fanno questi soldi? In teoria, visto che, accanto alla parola “capitale” troviamo “sociale”, essi dovrebbero essere utilizzati nei casi di insolvibilità della società stessa, per pagare i dipendenti e/o i fornitori. Ma, purtroppo, così non è. Infatti, una volta depositato, il capitale sociale finisce col diventare, quasi sempre, denaro disponibile per gli interessi privati dell’imprenditore: l’unico vincolo che permane è quello dell’utilizzo di tale denaro per spese inerenti l’oggetto della licenza. Un esempio classico è quello del ritiro del capitale sociale motivato dall’acquisto di un’ automobile (solitamente di lusso!), giustificato dalla necessità di utilizzarla per viaggi di rappresentanza. Questa giustificazione, fra l’altro, è applicabile alla maggior parte degli oggetti sociali delle licenze . Ecco fatto: il capitale sociale, trasformato magicamente in un’ automobile (che, fra l’altro, col tempo si svaluta!), scompare! A questo punto se la società diventasse insolvente, nessuno dei soci si vedrebbe sottrarre nulla, salvo i beni intestati alla società stessa. Molto spesso, purtroppo, abbiamo avuto modo di osservare, che nella realtà dei fatti, il valore dei beni intestati è risultato insufficiente a corrispondere sia ai dipendenti che ai fornitori quanto dovuto, mentre i soci insolventi sfrecciavano fulminei su fiammeggianti auto di lusso (intestate ad un leasing) proprio davanti a loro!
La mia proposta, attraverso al Movimento per San Marino, è quella di alzare la quota del capitale sociale da depositare (anche attraverso una ripartizione dell’ammontare totale della cifra dovuta in un piano pluriennale, per non gravare in modo eccessivo sulle società, soprattutto in questo momento di crisi) ma, cosa più importante: il capitale sociale non dovrà più essere toccato. Quest’ultimo, infatti ,dovrà rimanere depositato e maturare degli interessi , come è giusto che sia, ma lo si dovrà utilizzare, appunto, solo per scopi sociali, quindi solo nel caso in cui i dipendenti non percepiscano lo stipendio, oppure un fornitore non venga pagato. Se i soci si dimostreranno capaci e, nel corso del tempo, effettueranno regolarmente i pagamenti , in quel caso e solo in quello, allora, alla chiusura della società, si potranno riprendere il proprio denaro con gli interessi maturati. Questo potrebbe essere un piccolo intervento utile per il risanamento, ma una grande risorsa per chi rimane ingiustamente senza stipendio o senza vedersi corrispondere il pagamento per beni o servizi forniti.
Il cambiamento per il nostro Movimento Per San Marino deve riguardare tutto quello che è ingiusto. Occorre ritornare ad uno stato di diritto, iniziare un nuovo percorso, lontano dalla politica sconsiderata e clientelare, che ci ha governato negli ultimi vent’anni!
Comunicato stampa Davide Terenzi
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