'La riforma pensionistica deve assicurare livelli di vita adeguati'. Lo ribadisce il sindacato che prosegue il ciclo di assemblee per illustrare, a lavoratori e pensionati, il progetto di legge di riforma del sistema previdenziale, che il Governo ha già presentato in luglio alla prima lettura consiliare. Il principale nodo da sciogliere, quello dell’età pensionabile, è anche il tema che maggiormente richiama l’attenzione e la richiesta di precisazioni dei lavoratori. Governo e Csu prevedono meccanismi diversi per alzare l’età a 65 anni e il sindacato chiede altre forme di flessibilità per applicare il diritto di andare in pensione a 60 anni con una anzianità contributiva di 40. Ma la CSU considera troppo penalizzante anche la percentuale di riduzione annuale prevista per coloro che intendono collocarsi in pensione prima dei 65 anni e con almeno 35 anni di contributi, dal momento che il progetto del Governo prevede per questi casi un trattamento pensionistico ridotto del 5% per ogni anno che manca ai 65. Circa l’adeguamento alla pensione minima, la CSU propone di fissare in 1.400 / 1.500 € (rispetto ai 1.000 previsti dal Governo), l’importo annuo complessivo dei redditi diversi dalla pensione, oltre il quale non si ha diritto all’integrazione alla pensione minima. Tra le contestazioni anche quella di non affrontare, in questo provvedimento, aspetti come la determinazione del reddito minimo per i lavoratori autonomi, considerata la strutturale condizione deficitaria dei fondi di alcune categorie autonome. Questo progetto di legge, secondo il sindacato, lascia inalterato il grave squilibrio finanziario dei fondi pensionistici di commercianti e artigiani, che da anni grava sull’intera collettività. Governo e forze sociali torneranno ad incontrarsi dopo il 28 settembre, al termine del ciclo di assemblee e prima della presentazione della legge e dei relativi emendamenti alla Commissione Consiliare.
Riproduzione riservata ©