Il sindacato lo ha già dichiarato a chiare lettere: quel progetto sulle pensioni non gli piace. Il direttivo confederale lo esaminerà attentamente ma già dalle prime indicazioni il dissenso della CSU è chiaro. Lo sciopero generale è già stato indetto ma fra Governo e Sindacati, nonostante le scaramucce verbali e le dichiarazioni bellicose, il confronto va avanti. Si continua a trattare per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, mentre sulle riforme si ricerca quella condivisione auspicata da entrambe le parti. Per un intervento radicale, soprattutto in campo pensionistico, i tempi sono maturi, anzi, a detta degli esperti assolutamente irrimandabili. Il sistema attuale non può reggere e i calcoli attuariali lo dimostrano. La riforma è assolutamente urgente. Un dato, questo, che nessuno contesta, ma forti divergenze si registrano sul metodo di intervento, sui correttivi da apportare. Il Governo assicura: l’aggiornamento del sistema previdenziale sarà concertato con le forze sociali e sindacali. Le organizzazioni dei lavoratori criticano: una legge quadro parziale e incompleta nei suoi aspetti essenziali. Non va meglio il confronto per il mercato del lavoro, sulle riforme istituzionali restano nodi da sciogliere. Il governo ha preparato le proprie proposte, il sindacato critica, le forze politiche manifestano perplessità ed evidenziano divergenze, in mezzo ci stanno gli imprenditori con una visione ancora diversa sulla portata degli interventi. Intanto però il tempo passa. Le questioni sono aperte da anni, alcune addirittura da decenni, senza il contributo di tutti, nessuno escluso, il risultato appare difficile. Il tempo della contrapposizione, insomma, è superato, è il momento del dialogo, di rimboccarsi le maniche e di ricercare, al di sopra degli schieramenti, soluzioni adeguate per il paese. Una sensibilità che nonostante gli scontri dialettici sembra si stia diffondendo, nella consapevolezza che la cosa peggiore, in questo caso, sarebbe non fare nulla.
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