Ad oggi le rappresentanze dei dipendenti, l’ ass. degli industriali, dei liberi professionisti, degli artigiani, si sono espresse facendo le loro osservazioni nel tentativo di renderla accettabile per le loro categorie.
Il grande silenzioso assente si sta dimostrando la categoria del commercio, sulla quale chi più chi meno incentra la necessità di ingabbiare la categoria, per fare emergere la presunta elusione fiscale, il nero, il levantinaggio, quasi che i negozianti, i baristi, le edicole ecc. rappresentino il grosso delle risorse da far emergere.
Se il fenomeno esiste, l’unico modo per allargare la base imponibile è aumentare il giro d’affari abbassando le tasse, per rendere più appetibile la piazza commerciale sammarinese e contestualmente indurre la categoria commerciale al rispetto delle regole contribuendo al pagamento delle imposte dovute senza affanno.
Recentemente, Attilio Befera direttore dell’Agenzia delle Entrate Italiane ha dichiarato che la pressione fiscale del suo Paese è talmente forte che la gente è costretta ad evadere per sopravvivere.
Impariamo dagli errori degli altri.
San Marino sta vivendo da quasi cinque anni un impoverimento senza precedenti, la categoria commerciale non ha mai ricevuto alcuna attenzione da chicchessia, ognuno ha dovuto fronteggiare le difficoltà contando solo sulla propria tenacia, determinazione, sacrificio.
Nell’indifferenza generale molti negozi si sono svuotati, prova inconfutabile che tanti non ce l’hanno fatta.
Pensavamo che il tempo delle corporazioni fosse tramontato, ci rendiamo conto che stanno maturando le condizioni al riaffacciarsi di lotte fra classi.
Si sta infrangendo il patto sociale che ha permesso alla nostra popolazione di vivere in armonia e nel rispetto reciproco.
Ciò che sta maturando è un’ insofferenza rischiosa di mettere gli uni contro gli altri, rimpallandosi colpe originate dal sistema stesso degli ultimi venti anni di cecità.
Oggi la coperta è corta ma pensare di disporre uno stato di polizia rivolta al commercio senza ripensare la semplificazione della burocrazia, l’alleggerimento dei costi, la lotta al lavoro nero, la tutela dei crediti, le perdite fisiologiche proprie di ogni attività, si corre il rischio di avvitarsi in quella spirale tragica in cui si trova la vicina Italia, con effetto dell’innesco di una miscela esplosiva.
Queste sono solo alcune delle riflessioni del gruppo direttivo della USC che si riserverà di approfondire in un incontro allargato a tutti gli associati.
Il grande silenzioso assente si sta dimostrando la categoria del commercio, sulla quale chi più chi meno incentra la necessità di ingabbiare la categoria, per fare emergere la presunta elusione fiscale, il nero, il levantinaggio, quasi che i negozianti, i baristi, le edicole ecc. rappresentino il grosso delle risorse da far emergere.
Se il fenomeno esiste, l’unico modo per allargare la base imponibile è aumentare il giro d’affari abbassando le tasse, per rendere più appetibile la piazza commerciale sammarinese e contestualmente indurre la categoria commerciale al rispetto delle regole contribuendo al pagamento delle imposte dovute senza affanno.
Recentemente, Attilio Befera direttore dell’Agenzia delle Entrate Italiane ha dichiarato che la pressione fiscale del suo Paese è talmente forte che la gente è costretta ad evadere per sopravvivere.
Impariamo dagli errori degli altri.
San Marino sta vivendo da quasi cinque anni un impoverimento senza precedenti, la categoria commerciale non ha mai ricevuto alcuna attenzione da chicchessia, ognuno ha dovuto fronteggiare le difficoltà contando solo sulla propria tenacia, determinazione, sacrificio.
Nell’indifferenza generale molti negozi si sono svuotati, prova inconfutabile che tanti non ce l’hanno fatta.
Pensavamo che il tempo delle corporazioni fosse tramontato, ci rendiamo conto che stanno maturando le condizioni al riaffacciarsi di lotte fra classi.
Si sta infrangendo il patto sociale che ha permesso alla nostra popolazione di vivere in armonia e nel rispetto reciproco.
Ciò che sta maturando è un’ insofferenza rischiosa di mettere gli uni contro gli altri, rimpallandosi colpe originate dal sistema stesso degli ultimi venti anni di cecità.
Oggi la coperta è corta ma pensare di disporre uno stato di polizia rivolta al commercio senza ripensare la semplificazione della burocrazia, l’alleggerimento dei costi, la lotta al lavoro nero, la tutela dei crediti, le perdite fisiologiche proprie di ogni attività, si corre il rischio di avvitarsi in quella spirale tragica in cui si trova la vicina Italia, con effetto dell’innesco di una miscela esplosiva.
Queste sono solo alcune delle riflessioni del gruppo direttivo della USC che si riserverà di approfondire in un incontro allargato a tutti gli associati.
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