Meno pesce nostrano sulle nostre tavole. Uno stop alla pesca di 60 giorni – fino a fine settembre – per le marinerie adriatiche, da Trieste a Bari. Poi altri due mesi di fermo parziale – con sole tre giornate di pesca settimanale. E’ operativo da oggi il decreto ministeriale, che è stato preceduto - mai come quest’anno - da polemiche e richieste in ogni direzione. Da chi chiedeva un fermo più lungo, ritenendolo un periodo insufficiente a ridurre la pressione di pesca in acque già depauperate; fino a chi invece lo riteneva troppo lungo e comunque una misura inadeguata a servire l’obiettivo del ripopolamento delle specie ittiche. Se le date fissate – due mesi – mettono fine alla discussione sulla durata, resta invece aperta la denuncia dei sindacati per le mancate risposte ai lavoratori sulla copertura per la cassa integrazione in deroga, di cui usufruiscono ogni anno nel periodo del fermo, 1000 pescatori solo in Emilia Romagna.
Torna così la sollecitazione al Ministero per la ridefinizione dell’ammortizzatore sociale, ma insieme anche la riflessione sull’utilità del fermo e la richiesta di nuove politiche per il rilancio del settore, partendo dai dati. 50% in meno di pescato in Adriatico, solo nei primi mesi del 2011 – stando ai dati di Coldiretti, Impresa Pesca – e un più 11% delle importazioni di prodotto estero. Tra tutte, due richieste: tracciabilità più chiara della filiera, soprattutto per il pesce di importazione e progetti di promozione del made in Italy, puntando sul prodotto a chilometro 0.
Torna così la sollecitazione al Ministero per la ridefinizione dell’ammortizzatore sociale, ma insieme anche la riflessione sull’utilità del fermo e la richiesta di nuove politiche per il rilancio del settore, partendo dai dati. 50% in meno di pescato in Adriatico, solo nei primi mesi del 2011 – stando ai dati di Coldiretti, Impresa Pesca – e un più 11% delle importazioni di prodotto estero. Tra tutte, due richieste: tracciabilità più chiara della filiera, soprattutto per il pesce di importazione e progetti di promozione del made in Italy, puntando sul prodotto a chilometro 0.
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