Omissioni e commistioni tra funzioni esecutive e di controllo. L’ispezione eseguita dalla vigilanza di Banca Centrale, tra il 1° febbraio e il 15 giugno 2011, ha evidenziato una situazione in cui i principi della sana gestione erano compromessi. L’approccio al rischio spesso non era prudente e venivano deliberati finanziamenti ad esponenti aziendali senza che in Cda ci fosse l’astensione degli stessi, nonostante fossero in conflitto di interessi. Il Consiglio di Amministrazione - come si evince dal report della Vigilanza di Bcsm - ha assunto decisioni subordinando gli interessi della banca a quelli di singoli soci ed esponenti aziendali. Ed è proprio in questo contesto che si inquadrerebbe la delibera del 6 ottobre 2010 che è anche alla base della denuncia penale presentata dall’ex membro del Cda Alberto D’Amico. Il generale della guardia di finanza in pensione è stato nuovamente sentito dal commissario della Legge Laura di Bona nelle ultime ore e il blitz/sequestro di lunedì scorso avrebbe fornito riscontri oggettivi alle gravi accuse che ha lanciato. Intanto, a conferma della irregolarità della delibera del 6 ottobre 2010, ci sono anche le dichiarazioni di Giuseppe Roberti che nega di aver apposto la sua firma sul documento. Non si esclude, dunque, il ricorso ad una perizia calligrafica visto che ancor prima di Roberti, Massimo Franceschetto aveva già negato di aver firmato la delibera. E nonostante le tante lacune emerse nell’ispezione di Banca Centrale la società di revisione di Banca Commerciale fino a maggio 2010 continuava a certificare - sostanzialmente - che tutto era regolare.
Luca Salvatori
Luca Salvatori
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