Continuate a ricordarli, “anche quando io non ci sarò più”. Struggente l'appello dell'anziana madre di Otello Stefanini: uno dei 3 carabinieri – tutti poco più che ventenni – che il 4 gennaio del '91 incontrarono sulla propria strada, durante un servizio di controllo, il commando di criminali più mortifero della storia recente italiana.
Una scia di sangue lunga 7 anni, prima che i fratelli Savi venissero fermati e condannati all'ergastolo; 24 vittime, decine di feriti. E l'episodio del Pilastro fu forse il più grave, violento ed oscuro. Una “strage esemplare”, “un colpo allo Stato” - rimarcano i familiari dei 3 giovani militari uccisi -. Da qui la presentazione di un esposto, nel 2023, per sollecitare una riapertura delle indagini e verificare eventuali complicità e coperture. Perché a loro avviso la carneficina di quella notte fu caratterizzata da una “precisa pianificazione”; un agguato, insomma. Con una dinamica “diversa” - insistono - da quella disegnata dalla corte di Assise nel '97. Vedono un “muro di omertà”, le famiglie dei carabinieri uccisi. E fanno affidamento sulla Procura di Bologna per far luce su quelli che considerano depistaggi e connivenze.
Le commemorazioni odierne sono iniziate con la Santa Messa officiata dal Cardinale Zuppi; nell'omelia ha ricordato come cinque sesti del gruppo criminale fossero poliziotti, parlando allora di “trama di male vigliacca”. Ma “la giustizia – ha aggiunto - ci chiede di essere liberi dalla vendetta”, che “incattivisce e non si sazia mai”. Toccante anche il passaggio commemorativo in Via Tommaso Casini; con la lettura della motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Civile conferita postuma al capopattuglia Otello Stefanini e agli altri due carabinieri Mauro Mitilini e Andrea Moneta.