Oltre 14 persone in un giorno avevano rischiato di annegare e un uomo era morto, ma dopo 4 anni non c'è una spiegazione ufficiale sul 'vortice killer' nel mare di Rimini. Ancora non ci sono indagati per la morte di Leandro Moretti, 69 anni esperto nuotatore, affogato mentre camminava a riva, davanti allo stabilimento balneare numero 27, vicino al cantiere del nuovo impianto fognario. L'ipotesi della famiglia di Moretti è che i lavori alle fogne crearono un vortice di sabbia e acqua così potente da trascinare a fondo l'uomo.
Era il 24 giugno del 2020, a tutt'oggi però il fascicolo sul tavolo della procuratrice Elisabetta Melotti, aperto in seguito all'esposto dell'avvocato Maria Rivieccio, a cui la famiglia Moretti si rivolse subito dopo il decesso, non ha indagati. L'ipotesi del 'vortice killer', in questi giorni sta prendendo sempre più spessore. Sarebbe infatti emersa una relazione dei bagnini di salvataggio che attesterebbe come in quel tratto di mare interessato dai lavori delle fogne, in un solo giorno, il 17 giugno del 2020, cioè 5 giorni prima del decesso di Moretti, ci furono, in 7 ore, 14 salvataggi.
A rafforzare la tesi della responsabilità del cantiere delle fogne nella creazione di vortici pericolosi, l'ordinanza sindacale del 9 luglio 2020, successiva però alla morte di Moretti, con relativo divieto di balneazione nella zona dell'annegamento. Mesi prima, a gennaio 2020, era stata la Capitaneria di Porto con un'ordinanza ad impartire le regole per la sicurezza della zona. Regole che secondo la famiglia Moretti non erano state rispettate fino al giorno della tragedia.