Per salvare Venezia non c’è più tempo da perdere. Il continuo sviluppo urbanistico, l'impatto dei cambiamenti climatici e il turismo di massa rischiano di provocare danni irreversibili al valore universale della città.
È ciò che scrivono gli esperti Unesco nel documento che propone di inserire Venezia nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo.
Già due anni fa era stato lanciato lo stesso allarme, poi scongiurato dalla decisione di vietare alle grandi navi l’accesso al canale di San Marco. La situazione però ha continuato a deteriorarsi e quanto fatto per proteggere la laguna – secondi gli esperti - è stato insufficiente soprattutto per l’assenza di una strategia a lungo termine.
La rilevanza del documento sta nel confronto con le altre aree presenti tra i patrimoni a rischio. Ci sono le ucraine Kiev, Leopoli e Odessa insieme ad altre città africane e medio-orientali colpite da guerra e devastazioni.
Per l’Unesco però l'eventuale inserimento nella “black list”, che verrà deciso a settembre da una votazione del Comitato centrale, non dovrà essere visto come una punizione, ma come una spinta verso le azioni necessarie. Contro i rischi ambientali per l’Unesco non basta l’attivazione del Mose mentre speculazione immobiliare e turismo vanno affrontate con un’accurata valutazione dell’impatto sulla città. Sono decine di migliaia i visitatori giornalieri a Venezia, una marea umana poco sostenibile che va a discapito della storia e della popolazione.
Per Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, è giusto che l’Unesco tenga alta l’attenzione sulla città. Venezia ha bisogno di aiuti e su un patrimonio simile dovrebbe investire il mondo intero.